Ponte Vittorio Emanuele I



All'inizio dell'800, in sostituzione del vecchio ponte in pietra, ormai instabile, per ordine di Napoleone, venne costruito l'attuale ponte che unisce piazza Vittorio Veneto a piazza Gran Madre.

Il ponte precedente, voluto da papa Martino V, risaliva al 1404, progettato da Antonio Becchio da Villanova, a 12 pilastri, era largo circa 10 metri.
La struttura subì vari danneggiamenti soprattutto la piena del Po del 3 novembre 1706, che ne distrusse alcuni archi, rimpiazzati da strutture in legno.
In epoca romana e poi nel Medioevo, ci furono vari ponti provvisori, per accedere alla città, costruiti in legno, di cui una prima documentazione certa si ha di un passaggio levatoio commissionato dal vescovo Landolfo nel 1037.
Per il massiccio passaggio di merci tuttavia, si preferiva la traghettazione a pedaggio del fiume.

La costruzione dell'attuale ponte napoleonico comportò l'abbattimento di un fabbricato adibito a magazzino e della chiesa dei Santi Marco e Leonardo, che era in Piazza Vittorio Veneto angolo Via Bonafus.
Quest'ultima, fu eretta dai Barrachi nel 1333, quindi abbattuta nel 1351 perché obiettivo militare a ridosso del ponte; fu quindi rifatta dal Vittone nel 1740, e ancora nuovamente abbattuta nel 1811 per dar spazio all'accesso del nuovo ponte.

La posa della prima pietra del ponte avvenne nel novembre 1810, alla presenza del governatore napoleonico del Piemonte, principe Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte.
Murate nel pilastro centrale del ponte furono riposte 88 fra monete e medaglie commemorative delle campagne napoleoniche ed un metro in argento.
I lavori, diretti dall'ingegnere francese Charles Mallet e dal piemontese Pellegrini, su progetto di Claude La Ramée Pertinchamp. L'opera aveva cinque arcate, era lunga 150 metri e larga 12,9, venne conclusa nel 1813.
Alla sua realizzazione lavorano parecchi prigionieri della campagna napoleonica in Spagna.
Con il ritorno dei Savoia, nel 1814, fu proposto di abbatterlo, perchè simbolo della passata occupazione, ma il re Vittorio Emanuele I si oppose all'idea e, sia il ponte che la grande Piazza Vittorio (già Piazza d'Armi), gli furono entrambi intitolati.
Nello stesso anno fu decisa anche la costruzione della piazzetta e della chiesa della Gran Madre di Dio, dal lato opposto al ponte, realizzata però soltanto nel 1831.
Il ponte non subì praticamente modifiche dalla sua apertura, resistendo alle varie esondazioni. Furono soltanto eseguiti dei lavori nel 1876, per consentire il passaggio del tram, che comportarono anche la sostituzione dei vecchi parapetti in pietra con quelli attuali in ghisa.

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