Pietro Francesco Frichignono


 

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image-1Palazzo Frichignono di Castellengo, via San Dalmazzo 7.
Pietro Francesco Frichignono, conte di Castellengo nacque a Torino nel 1632 da Giovanni Antonio, segretario ordinario del Senato di Piemonte e procuratore dei poveri, e da Margherita di Alessandro San Martino di Castellamonte.
Dopo la laurea sostituì come lettore di diritto civile il fratello Ettore Bonifacio.
Il suo primo incarico fu a Milano per seguire le trattative della cessione del feudo di Mombaldone, vicino ad Asti, al re di Spagna, in cambio del feudo della Morra, presso Bra.
Dopo le lungaggini poste in atto dal governatore di Milano, marchese Spinola, e dal Consiglio segreto, ben evidenziate nella corrispondenza del F. a Torino, venne inviato a seguire le trattative a Madrid, al seguito dell'ambasciatore ordinario, Roberto Solaro.


Dalle istruzioni inviategli nel dicembre 1670 risulta inoltre che avrebbe dovuto ottenere dalla corte di Madrid il pagamento definitivo "delle dotti" dell'infanta Caterina d'Asburgo, moglie di Carlo Emanuele I, di cui ancora, dopo oltre ottant'anni, i duchi di Savoia non avevano ottenuto che una parte.Tornato a Torino nel 1672, il F. venne nominato consigliere di Stato e Finanze: come tale fece parte della delegazione del Buon Governo dei Comuni, istituita già nel 1661, e alla quale era appunto sottoposta una sezione del Consiglio di Stato.

 


image-1Sono proprio di questi anni alcuni suoi scritti e pareri presentati alla duchessa reggente Maria Giovanna di Nemours, in materia di amministrazione locale: infatti, delle libertà comunali, dei Consigli civici e dell'elezione dei sindaci il F., in netto contrasto con l'indirizzo della reggente, tendeva a salvaguardare i diritti delle Comunità, minacciati dalla politica accentratrice e autoritaria della duchessa.
Nel 1676, promosso il fratello alla carica di presidente della Camera dei conti di Piemonte, gli successe quale avvocato generale della stessa Camera, ottenendo anche la carica di senatore e - l'anno seguente - la disponibilità, ossia la facoltà di trasmettere gli uffici al figlio. Comportando l'esercizio di tali cariche in Piemonte la nobiltà personale, nel 1680 venne infeudato di Montonaro con il titolo comitale.


Nel 1681 la sua famiglia rivendicò la successione alla linea - estinta - dei Frichignono conti di Castellengo, come agnati prossimiori, riuscendo nell'intento nel 1684, anche se al prezzo di una transazione molto onerosa
Nel 1684 entrò a far parte della venerabile Compagnia dell'Istituto S. Paolo, di cui poi diventerà presidente.
Già inviato alla corte di Lisbona nel 1683 per le trattative relative al progettato - e non voluto dal duca - matrimonio di Vittorio Amedeo con l'infanta di Portogallo, diventò consigliere del giovane duca per le finanze ducali e in particolare per i problemi economico-finanziari delle Comunità.

 


image-1Sostenitore di una politica contraria a eccessive imposizioni sul paese, cercò di favorire una graduale diminuzione del debito pubblico locale e prese parte alla commissione per lo studio della riduzione dei debiti delle Comunità. Negli anni seguenti, che videro il paese travolto dalla lunga e durissima guerra della Lega di Augusta, sostenne a più riprese con notevoli somme le finanze ducali, tanto da restare, come scrisse egli stesso in un memoriale al duca, "dissestato in finanze".
Subito dopo la pubblicazione degli accordi di Pinerolo fra il re di Francia e Vittorio Amedeo II, nell'agosto 1696, il duca di Savoia lo inviò, insieme col presidente Filiberto Sallier de la Tour, al congresso di Rijswijk, ad "accudire e promuovere gli interessi" del Piemonte.

 

 


image-1Nelle istruzioni il duca di Savoia sottolineava la delicatezza dell'incarico, perché da lungo tempo non era "caduto a' suoi predecessori et a lui un affare di tanta importanza e sì gravi conseguenze".
Il principale obiettivo della loro missione era quello di far sì che nel trattato di pace fossero comprese la restituzione delle piazzeforti occupate di Pinerolo e del suo territorio e lo smantellamento della piazzaforte di Casale.


In seguito ricevette nuovi attestati della stima e della considerazione del sovrano. Nel 1698 fu nominato giudice e conservatore generale delle Gabelle e, nel 1999, presidente effettivo del Senato di Piemonte. Gli vennero anche riconosciute le precedenti investiture dei feudi di Vernone e di Castellengo, sempre con il titolo comitale. Nel 1701 venne nominato presidente della Camera dei conti di Piemonte.
Morì a Torino il 5 marzo 1708.


image-1Sposatosi una prima volta con Paola Costa Raschieri, Pietro Francesco Frichignono aveva avuto da lei nove figli, mentre non ebbe figli dal suo secondo matrimonio con Margherita Ludovica Birago. Il primogenito Raffaele Ignazio, che ereditò il titolo e il patrimonio, fu referendario di Stato e gli altri, Gabriele, Tommaso e Carlo Giuseppe ricoprirono anch'essi uffici e cariche di giustizia.

La famiglia Frichignono in seguito vanterà due sindaci, Giò Ettore nel 1735 e Cesare nel 1791.

 

 

 

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