La caduta nei giardini reali



image-1Siamo nel 1839 e il futuro "Re Galantuomo" ha 19 anni.

Il canonico Ambrogio Campodonico, ambasciatore della Santa Sede a Torino, ci fa sapere che l'uscita di Vittorio Emanuele duca di Savoia dal periodo dell'educazione e della tutela del conte di Saluzzo ebbe a coincidere con una caduta da cavallo che avrebbe potuto avere le più gravi conseguenze, se fosse mancata la presenza di spirito del cavaliere.

Ecco il rapporto del canonico, conservato nell'Archivio del Vaticano.

"Eminenza Rev.ma.
Ora che il primogenito Principe di S. M. Sarda ha terminato il corso dei suoi studi, ed è uscito di sorveglianza del suo precettore, si trova in maggiore libertà, e può facilmente seguire l’inclinazione piuttosto appassionata, che Egli ha, per l’esercizio del cavalcare.

Giovane quale Egli è, e ben addestrato in cavallerizza, si compiace di maneggiare più che altro, cavalli vispi e briosi.
Uno dei giorni scorsi, mentre l'Altezza Reale cavalcava in giardino in compagnia dell'Augusto Suo Padre il cavallo cominciò a calcitrare e ad impennarsi, e trovandosi presso un muricciolo, la bestia diede mostra di volerlo saltare, il che se accadeva, il povero Principe era spacciato, mentre quel muretto alto poco più di un braccio, scende al di fuori forse
venti braccia sotto il suolo del giardino reale.

Pare dunque che S. A. previsto il pericolo, si precipitasse di sella non sapendo in quell’istante trovare miglior modo di evitarlo: ciò che non potè farsi senza che ne riportasse qualche contusione e scalfittura per cui Egli è ora obbligato a giacersi in letto.
La Dio mercé il male è stato più lieve che non era da temersi; ed il Re, animoso quale Egli è, non ha voluto che se ne spargesse notizia, per modo che in questa settimana, che le famiglie sono più o meno chiuse alle riunioni di società, il Corpo diplomatico non l’ha saputo, che vari giorni dopo, per caso.
Fu il giovedì Santo, che io privatamente, (non essendovi a ciò invitato) mi recai a Corte per assistere alla Lavanda dei piedi che le Loro Maestà sogliono tenervi; e quivi, osservato che invece del Duca di Savoia (Vittorio Emanuele) era quello di Genova (suo fratello Ferdinando), che assisteva il Padre nel pietoso ufficio, e chiestone il perché, seppi la fatale disgrazia, che, sebbene un po’ tardi, ho creduto dovere comunicare alla Eccellenza Vostra per quell’alto e giusto interesse che prende alla prosperità di questa Augusta Casa Reale".

Successivamente si verificò un altra caduta da cavallo, questa volta Carlo Alberto punì il figlio con gli arresti domiciliari, perchè Vittorio Emanuele aveva preso il cavallo del fratello Ferdinando.


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