La vita di corte nel '700


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image-1La cerimonia dell'abbigliamento scandiva l’inizio della giornata, poi la messa, le udienze, il pranzo.
L'udienza era una delle principali occupazioni del Re. Tre volte al giorno riceveva funzionari o cortigiani.
Quattro volte alla settimana venivano ricevuti i Segretari di Stato agli affari interni ed esteri; al giovedì e al sabato c’era l’udienza pubblica.
Un osservatore straniero ci dice di aver trovato nell'anticamera di Carlo Emanuele III anche dei contadini e degli operai.

Gli Ambasciatori avevano diritto di andare a Corte e di essere ricevuti prima che il Re andasse a messa; ma non mancavano mai intrighi intorno a queste udienze diplomatiche.
La mensa era unica: tutti i Principi della famiglia reale sedevano alla stessa tavola presieduta dal Re. I cibi erano semplici e sobri.

La Quaresima era molto rigida con un pasto solo, alla sera, con zuppa ed insalata. Tutto era regolato a peso: quattro once a testa e rinuncia assoluta a uova, latte, burro.
Nelle grandi solennità, però, vi era il banchetto di rito: il Gran Maestro delle Cerimonie lo regolava segnalando il da farsi ai dipendenti con la sua bacchetta, e le vivande arrivavano a tavola precedute da due guardie di palazzo in alta tenuta.

image-1In qualche speciale solennità il banchetto del Re era pubblico.
A sera la Regina teneva circolo una volta la settimana: vi si raccoglievano ministri, diplomatici, stranieri di passaggio.
Le Dame, in vestito di Corte in piedi, le Principesse reali sotto il baldacchino detto "la Corona" e dietro una balaustra dorata; le Dame d'onore a destra, le signore della città a sinistra, il Re in piedi, a parte a discorrere con i Ministri e cortigiani.
D'inverno vi erano i balli dalle 6 del pomeriggio alle 10 di sera: le Principesse sotto la Corona, le Dame sui banchi ai due lati: dalla poltrona della Regina alle sedie a schienale, ai "tabourets", ai "pliants", tutta una gamma di sedili in ordine gerarchico.

image-1Per ballare occorreva che il Gran Maestro delle Cerimonie chiamasse per nome quelli che dovevano parteciparvi. Prima di incominciare il minuetto, vi era l'obbligo delle cinque riverenze alla Corona, al Re, alla Regina ecc.
[tratto da da Francesco Cognasso - Storia di Torino]

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