La Chiesa, la Comunità e l'Archivio di San Rocco


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image-1Confraternita di San Rocco
Nell’antica contrada di San Francesco (l’attuale via San Francesco d’Assisi al numero 1), davanti alla prima sede dell'Università, a pochi passi dalla Torre del Comune di via Dora Grossa (ora Garibaldi), fin dall’epoca medievale, sorgeva la chiesa parrocchiale dei Santi Stefano e Gregorio.
Qui, verso la fine del Cinquecento, nacque la Confraternita di San Rocco.






image-1Pia Società delle Sepolture
La Confraternita aveva come scopo principale quello di seppellire i cadaveri abbandonati.
E' del 1677 un suo manifesto che dichiara di voler dare sepoltura, a sue spese, "alli cadaveri, di questa città o suo finaggio, abbandonati per la povertà da' propri parrochi".


image-1La Madonna più antica di Torino
Nella chiesa di San Rocco è custodita una statuetta della Madonna risalente al 1374, la più antica prente in città

La Confraternita protagonista durante la pestilenza
Durante il periodo della peste l'opera di misericordia della Confraternita risultò molto importante.
I documenti, custoditi nell'Archivio della Confraternita, testimoniano che dopo il trasporto del cadavere abbandonato dal luogo del ritrovamento e l'esposizione dello stesso presso il Palazzo di Città, il Comune, dopo aver espletato le pratiche per il riconoscimento, produceva le bollette per l'Uffizio di Stato Civile nel Palazzo di Città per poter dare in tempo gli ordini per la sepoltura.
Le funzioni avvenivano con l'ausilio dei confratelli, se erano uomini, e delle consorelle, se erano donne, vestiti con i camici da cerimonia. Questa procedura si pensa fosse in uso già dal 1715, quando Gioanni Battista Fornelli di Lanzo, trovato morto sulla strada di Rivoli, venne seppellito con queste modalità dalla Confraternita.

Nell'archivio della Confraternita sono conservate le carte che testimoniano l'attività della Pia Società delle Sepolture.
Il culto di San Rocco della Croce, principe di Mompellier, popolarissimo in Europa come protettore contro la peste, era già diffuso tra i torinesi fin dagli inizi del XVI secolo, ma fu solo nel 1598, alle prime avvisaglie di una nuova pestilenza, che 35 confratelli della fiorente Confraternita di Santa Croce ottennero il consenso di formare una nuova Confraternita, denominata di San Rocco Morte ed Orazione, con la facoltà di officiare presso la cappella, intitolata alla Madonna delle Grazie, vicino alla chiesa dei Santi Stefano e Gregorio.
Ben presto la cappella risultò troppo piccola per ospitare tutti i confratelli, così si decise di ampliarla.


image-1Il progetto fu affidato all'architetto Carlo di Castellamonte. La soluzione  fu quella di realizzare due chiese gemelle, separate longitudinalmente da un muro, ma accomunate da un'unica facciata con due portali d'ingresso separati, uno per i parrocchiani e uno per i confratelli, rispettivamente in direzione degli altari di San Gregorio e della Madonna delle Grazie. Demolite la chiesa e la cappella, i lavori di ricostruzione terminarono nel 1617.

 


image-1Tombe e iscrizioni della cripta
La chiesa di San Rocco, una delle più antiche della città, era frequentata da molte famiglie di commercianti, nobili e ricchi borghesi che abitavano nei dintorni e che vennero seppellita nella cripta.
Le loro tombe con relative iscrizioni, non sono più visibili; il Bosio nel suo testo ne cita molte, rinvenute sui muri della cappella sotterranea e nei luoghi adiacenti.
Fra i vari fedeli sepolti si annoverano: Cesare Nomis, sepolto nel 1626; Giuseppe Tasso (probabilmente della stessa famiglia di Torquato), sepolto nel 1627; Giambattista Sclopis di Giaveno (commerciante in seta}, sepolto nel 1683; Don Emilio Malliano (teologo ed avvocato, rettore della parrocchia), sepolto nel 1705; Gian Francesco Lagrange (capostipite della famiglia del matematico Luigi}, sepolto nel 1709; Don Giorgio Secondo Gianotti (protonotario apostolico, rettore della Confraternita e curato della parrocchia}, sepolto nel 1757; Anna Caterina Spitalier Ajres (consorella e priora della Confraternita), sepolta nello scurolo della chiesa, nel 1765; Vittorio Amedeo Pellione dei conti di Simiana (dottore collegiato della facoltà di legge}, sepolto nel 1771; Giuseppe Maria Anselino Gandolfo, marchese di Melazzo, conte di Riccaldone, sepolto nel 1774; Don Giovanni Batta Valimberti (rettore e curato di San Rocco), sepolto nel 1793.
Attualmente nella cripta rimangono due iscrizioni ed un frammento policromo del pavimento.

image-1La reliquia
Nel 1620 alcuni confratelli si recarono ad Arles per ottenere una reliquia del santo, che in seguito venne riposta in un'urna di cristallo donata da Madama Reale Maria Cristina e collocata sotto la mensa, insieme a patenti e privilegi di Maria Cristina a favore della Confraternita ed elenchi dei confratelli dove sono riportati alcuni componenti della Casa Reale.
Inoltre vi sono quattro paramenti del XVIII sec., che venivano messi intorno al tavolo dove era esposta la reliquia di San Rocco il giorno della festa del santo, con al centro i blasoni di Casa Savoia preziosamente ricamati.

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image-1XVII Secolo
Nel 1652 a causa dei dissidi tra la parrocchia e la confraternita, le autorità ecclesiastiche decisero di sopprimere la parrocchia dei Santi Stefano e Gregorio, concedendo l'edificio alla Confraternita.
Nel 1667 il priore di San Rocco incaricò l'architetto e confratello Francesco Lanfranchi, coadiuvato dal figlio Carlo Emanuele, del progetto e dei lavori di riedificazione, trasformando le due piccole chiese in una più ampia.
La struttura, a pianta centrale, è caratterizzata da un impianto quadrangolare sormontato da un'imponente cupola ottagonale con lanternino. Lo spazio, delimitato da colonne di marmo, era preceduto, secondo il progetto di Lanfranchi, da un ampio ingresso a pianta rettangolare, demolito alla fine dell'Ottocento, quando il Comune impose l'abbattimento della facciata per ampliare via San Francesco d'Assisi.
Tra il 1687 e il 1692, lo stuccatore luganese Pietro Somasso, coadiuvato da Michele Pantalino e Giuseppe Pozzo, lavorò agli ornati in stucco della chiesa. Nel 1698 si intraprese la costruzione della grande cupola e nel 1699 viene chiamato nuovamente Somasso per la decorazione a stucco delle otto grandi finestre, delle lesene attorno ad esse e del fregio del cornicione. Nel 1690 il mastro scalpellino Filippo Patalino si impegnò a finire la facciata entro l'anno, ma i lavori andarono oltre il tempo stabilito per mancanza di fondi e furono ultimati soltanto nel 1780 con l'ausilio di Vittorio Amedeo lII.

image-1XVIII Secolo
Agli inizi del Settecento la fisionomia della chiesa aveva assunto quasi interamente l'aspetto attuale. Una delle prime opere di manutenzione viene registrata nel luglio 1742, quando i confratelli affidarono a Pietro Felice Concone e Antonio Maria Osella il compito di "imbiancare la chiesa". La sommaria descrizione sembra suggerire che la chiesa fosse tinteggiata di bianco, ad eccezione dei capitelli e delle basi delle colonne.

 



image-1Determinante, a conferire l'aspetto attuale, il progetto del 1755 di Bernardo Vittone per il nuovo altare maggiore, realizzato con marmi policromi di Valdieri, di Susa, di Frabosa e di alabastro di Busca, che sostituì quello in legno, per meglio accordarsi con le balaustre, i piedistalli e i gradini in marmo policromo, inseriti tra il 1745 e il 1749. La pavimentazione del presbiterio venne realizzata con un intarsio di lastroni di marmo variamente colorati. La balaustra è del 1754.
La statua lignea di San Rocco, è stata realizzata dalla bottega dei Botto intorno al 1616 per essere esposta nella facciata della nuova chiesa progettata da Carlo di Castellamonte. In occasione dei lavori di rifacimento dell'altare del Vittone, venne posta nell'attuale collocazione, in una nicchia, sopraelevata nel coro, costruita ex novo. Nel 1790, per far fronte allo stato di avanzato degrado e rovina degli stucchi e delle cornici nella volta a catino del coro, la confraternita, trovandosi nell'impossibilità tecnica di conservarli, decide di abbatterli per sostituirli con un affresco che raffigura la Gloria di San Rocco del pittore Rocco Comaneddi.


image-1XIX Secolo
Gli interventi ottocenteschi incidono in maniera sostanziale sull'aspetto dell'edificio, sono infatti documentate ripetute campagne di tinteggiatura, pittura e doratura. Importanti lavori di abbellimento della facciata e degli interni furono eseguiti nel 1820, diretti dall'architetto Lorenzo Panizza. Per la cupola e il tamburo si annota che "tutte le cornici e lesene avranno una tinta di giallo santo piuttosto forte" suggerendo forse l'intenzione di simulare l'oro. Un nuovo ciclo decorativo venne intrapreso da Panizza nel 1830 per un'opera di abbellimento della chiesa per mezzo della stuccatura e indoratura dei capitelli, delle colonne.


image-1Risale a questa fase la realizzazione dei quattro Evangelisti nelle vele della cupola e altri ornati ad opera di Felice Vacca e Vincenzo Radicati. Una parte del progetto è dedicata alla marmoreggiatura in stucco lucido delle lesene e delle murature della chiesa. Negli anni 1864-1865 si rileva una serie di interventi di ornamento nel coro che completano i lavori iniziati nel 1830 e ne conferiscono l'aspetto attuale.
I due grandi quadri dedicati alla vita di San Rocco vengono fissati alle pareti laterali.
Nel 1885 il nuovo piano di risanamento della città, a causa dell'allargamento di via San Francesco d'Assisi, impone l'abbattimento della facciata della confraternita e anche di una parte dell'interno della chiesa, dove sono collocati la cantoria e l'organo. Il Comune si assunse l'onere della demolizione e ricostruzione della facciata.

image-1Ideata dall'ingegnere Carlo Velasco, la nuova facciata presenta due ordini di lesene. Ai lati dell'ingresso due nicchie dove nel 1924 furono inserite le statue di San Rocco e Sant'Espedito. L'attuale assetto architettonico dell'edificio riflette quest'ultima trasformazione. Nel marzo 1891 i lavori sulla nuova facciata e il ricollocamento dell'organo sono pressoché ultimati e la confraternita richiede al Comune il finanziamento per alcune opere di abbellimento interne, volte ad uniformare la tinteggiature delle nuove pareti alle vecchie e a risanare la grande cupola. Il progetto viene redatto dal geometra Eugenio Vaccarino. E' questa la fase delle dorature di cornicioni, cornici, stipiti, ed ornati in rilievo. L'oro verrà inserito in tutte le basi e capitelli delle colonne, delle lesene e contro lesene, nelle membrature dell'architrave e nei decori, così come saranno dorati anche i quattro archi della chiesa.

image-1XX Secolo
Fino al 1942 la chiesa era in buone condizioni. I bombardamenti e le incursioni belliche del 1942-1943 hanno provocato incendi con danneggiamenti al cupolino, alla chiesa e alla casa della confraternita. Sono andati perduti gli armadi della sacrestia e gran parte delle vetrate artistiche.
Nel 1962 si rileva che la copertura dell'edificio è nuovamente danneggiata lasciando emergere in diversi punti della chiesa macchie di umidità e infiltrazioni d'acqua, soprattutto nella cupola, che hanno determinato un processo di degrado degli affreschi e delle dorature. Tra il 1996 e il 2000 sono stati eseguiti alcuni lavori sulla cupola maggiore relativi al rifacimento del manto di copertura e al restauro delle decorazioni. Nel 2011 sono stati eseguiti lavori di messa in sicurezza della cupola con l'ancoraggio del materiale instabile, il riposizionamento delle lastre in piombo, il fissaggio delle staffe e la sigillatura delle fessure.

image-1I restauri del 2014 dell'area absidale
Nel corso del 2014 è stato realizzato il restauro degli apparati decorativi dell'area absidale. La chiesa è oggetto di tutela da parte della direzione del Ministero dei Beni Culturali che ne ha sovrinteso i lavori. Le opere sono state finanziate da Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Città di Torino e dai proventi della Chiesa di San Rocco.
Il progetto di restauro, iniziato nel 2011, è l'esito di un percorso, non sempre lineare, che ha svelato i segreti della chiesa e reso possibili le scelte adottate.
A tal fine sono stati incrociati contributi di saperi diversi: la campagna stratigrafica conoscitiva condotta dalla ditta di restauro che ha eseguito i lavori, le analisi chimiche del dott. Stefano Volpin di Padova, le ricerche documentarie d'archivio di Emanuela Gambetta e Monica Regis, la ricerca storica effettuata dal prof. Giuseppe Dardanello dell'Università degli Studi di Torino e dalla dott.sa Romina Origlia.

image-1Sono emerse in particolare tre fasi significative dell'evoluzione della chiesa:

  1. * la fase Vittone, anno 1755, caratterizzata da tecniche a calce e stucchi chiari
  2. **la fase ottocentesca, anni 1830-64, caratterizzata da marmorini e finti marmi a tempera sul giallo rosso e dorature a mecca del 1891, con esecuzione di dorature e di importanti interventi strutturali
  3. *** le fasi novecentesche, non sono documentate storicamente ma sono state rilevate nelle stratigrafie. In questo periodo si sono riscontrati interventi manutentivi, ritocchi sugli affreschi e interventi di decorazione privi di progettualità.
    Con il restauro si è restituita la fase decorativa nel suo divenire ottocentesco, costituita da marmorini color giallo, verde alpi e grigio, che si richiamano ai marmi dell'altare Vittoniano, coerentemente riscontrata in tutto l'impianto costruttivo attestato alla fase del 1891.
    La luminosità, la freschezza della tecnica del marmorino, delle dorature a foglia d'oro zecchino, unita alla straordinaria bellezza degli affreschi, sono le caratteristiche principali che emergono dai lavori di restauro. Il risultato visibile valorizza l'armonia dei chiaroscuri originali degli affreschi e la luminosità dei marmorini e delle dorature a foglia d'oro zecchino. E' importante segnalare il delicato recupero del pennacchio raffigurante la Carità, illeggibile e in procinto di crollare prima degli interventi.

    Archivio storico di San Rocco
    La chiesa di San Rocco conserva un Archivio di grande importanza storico­-documentale che custodisce preziosi manoscritti e documenti attestanti le vicende della Confraternita e della chiesa, a partire dalle sue origini.
    Il corpus principale dei documenti copre un arco temporale che va dalla fine del XVI secolo per arrivare ai nostri giorni, ma esistono anche estratti di documenti riguardanti l'instrumento di fondazione della Cappella sotto l'invocazione della Vergine delle Grazie del 1374, e documenti e pergamene risalenti al XV secolo.
    Dal 2011 l'archivio è stato riordinato, secondo criteri scientifici, da Emanuela Gambetta e Monica Regis. Il riordinamento e l'inventariazione dell'archivio è stato realizzato con l'applicativo Guarini Archivi.
    Al termine del lavoro la consistenza complessiva è risultata di circa 30 metri lineari, per un totale di 1743 unità archivistiche.
    Sono in progetto interventi di tutela al fine di rendere consultabile l'Archivio.

    Consulta l'Archivio storico di San Rocco

    Per contattare i responsibili dell'Archivio scrivete a: torinosanrocco@gmail.com

image-1Le informazioni per la redazione di questo documento sono tratte da: Luciano TAMBURINI, Le Chiese di Torino. Dal rinascimento al barocco, cap. XXIV, Edizioni Angolo Manzoni. Torino, 2002 - Giuseppe DARDANELLO (a cura di), Romina ORIGLIA, La chiesa della Confraternita di San Rocco a Torino, storia e restauri. Relazione delle ricerche archivistiche funzionali al progetto di restauro degli interni, 3 aprile 2014 - Emanuela GAMBETTA, Monica REGIS, Cenni storici sulla chiesa dì San Rocco e sulla Confraternita di San Rocco Morte ed Orazione di Torino, agosto 2012 - Emanuela GAMBETTA, Monica REGIS, Note sull'Archivio storico di San Rocco, 2011 - Alina PASTORINI, Prot 4595/15 del 25/02/2015, Chiesa San Rocco: relazione finale intervento dì restauro apparati decorativi area absidale. 

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