La giornata di Carlo Alberto



image-1Il Re Carlo Alberto si alzava prestissimo al mattino, alle quattro, alle sei seguiva la messa, poi lavorava tutto il giorno.
Le cure dello Stato e le preoccupazioni del Governo assorbivano la maggior parte dei suoi pensieri.
Due giorni della settimana erano fissati per i rapporti dei ministri, il giovedì per il Consiglio di conferenza.

Negli altri giorni riceveva i capi della magistratura e della polizia e parecchi alti funzionari.
Ogni giovedì si presentava a rapporto il governatore della capitale, che avendo sempre accumulato le sue funzioni con quelle di presidente del Consiglio di Stato, poteva anche informare il Re delle discussioni di quel Corpo.

Due volte per settimana dava udienza pubblica, e allora anche il più povero e il più umile dei suoi sudditi poteva aver la soddisfazione di esprimere al Sovrano i suoi dolori e i suoi desideri.

Carlo Alberto, afferma il Des Ambrois, si considerava sempre come un supremo funzionario nell’esercizio dei suoi doveri.

Riceveva sempre in uniforme di generale d’armata, e con tale abito o in abito di Corte pranzava attorniato dalla sua famiglia e, nei giorni di riunione del Consiglio di conferenza, anche dai ministri.

Quasi ogni giorno, poi, erano invitati alla tavola reale funzionari eminenti, persone illustri nelle arti, nelle scienze e nelle lettere, o stranieri d’alta distinzione ai quali era stata accordata 1'udienza.
Non abbandonava mai l’etichetta che considerava come una necessità della Corte.

Carlo Alberto era salito al trono a 33 anni. Era dunque giovane ancora, ma la gioventù vera, l’età degli impeti, degli slanci e della fiducia in sé e negli altri era ormai del tutto finita per lui, benché la sua conversazione fosse piuttosto familiare ed espansiva, qualche volta perfino gaia e seminata di motti piccanti e di aneddoti interessanti, che raccontava volentieri.

Ma egli aveva penato tanto dal 1820 in poi, era stato cosi profondamente mortificato da Carlo Felice, era stato cosi vituperato dai liberali, che il suo carattere si era rattristato.
Va però osservato che non era mai stato molto gioviale neppure negli anni precedenti, perchè fin d’allora all’allegria accoppiava la causticità e la satira, che sono indizi di una riflessività e di un ipercriticismo non frequenti nella gioventù.


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