I fratelli Calandra


 


image-1111 - Il pittore archeologo Edoardo Calandra (1852 - 1911) e il fratello Davide (1856 - 1915), scultore, abitavano in via Principe Amedeo 13

Appartenente ad una agiata famiglia borghese nacque a Torino nel 1852. Suo padre Claudio oltre alla professione di avvocato e di ingegnere idraulico coltivò la passione per l'archeologia e fu un famoso collezionista di armi, mentre il fratello minore Davide ottenne la notorietà come scultore ed ebanista.

Si dedicò inizialmente alla pittura, evidenziando un peculiare interesse per i quadri a sfondo storico. In questa sua prima fase artistica si cimentò come illustratore di libri, tra i quali si annoverarono quelli di Giovanni Verga, Emilio Praga, Giuseppe Giacosa.

Riprese il romanzo storico dimostrandone la consunzione e, soprattutto in La bufera e Juliette, inserendovi intenti psicologici già aperti a un gusto drammatico del primo Novecento. Si accostò alla scuola romantica e in particolar modo ad Ippolito Nievo.

Calandra mostrò poco interesse per le vicende risorgimentali contemporanee e volse il suo sguardo e la sua fonte di ispirazione al mondo antico piemontese, a cavallo fra il Settecento e l'Ottocento, un mondo patriarcale ormai in declino, oscillante fra gli ultimi sprazzi dell'ancien Régime ed i primi rigurgiti rivoluzionari.

 

 

image-1Viste queste premesse, non stupisce che uno dei migliori libri realizzati da Calandra sia stato La bufera (1898), nel quale l'autore riprodusse il quadro storico di contorno all'affievolimento dell'aristocrazia, alle speranzose illusioni della borghesia, al propagarsi delle squadre rivoluzionarie. Se da un lato la lezione stendhaliana apparve lampante, dall'altro emerse l'influenza di vari elementi di Antonio Fogazzaro. La tematica centrale e la vena ispiratrice dello scritto trassero ispirazione dalla nostalgia della terra in cui Calandra trascorse l'infanzia.

 

 

Lo stesso filone influenzò i racconti Reliquie (1884) e A guerra aperta (1906) e le novelle raccolte nel libro Vecchio Piemonte (1895). All'indomani della nuova ristampa di quest'ultima opera, Federico De Roberto, legato al Calandra da una profonda amicizia, in una lettera del 1905 a Virginia Callery-Cigna-Santi, moglie di Edoardo, definì l'attività letteraria dell'amico come «coscienzioso lavoro».[2] Fu inoltre in corrispondenza con Verga, Giuseppe Giacosa, Domenico Lanza, Sabatino Lopez.

Calandra produsse anche alcune opere drammatiche considerate di minor rilievo e importanza.[1] Tra di esse si ricordano Disciplina (1892) e La straniera (1915).

Ebbe un unico figlio, Claudio, scomparso combattendo durante la prima guerra mondiale.

image-1Davide Calandra - Appartenente ad una agiata famiglia borghese nacque a Torino nel 1856. Suo padre Claudio oltre alla professione di avvocato e di ingegnere idraulico coltivò la passione per l'archeologia e fu un famoso collezionista di armi. Il fratello maggiore, lo scrittore Edoardo Calandra, fu autore del romanzo storico La bufera. Davide Calandra dopo il liceo frequentò l'Accademia Albertina e si arruolò quindi volontario in cavalleria ottenendo il grado di sottotenente. Nel 1878 si occupò con il padre e il fratello dello scavo archeologico di un sito longobardo a Testona (Moncalieri).

 

image-1Il suo esordio come scultore risale al 1880, quando presentò l'opera Penelope all'Esposizione di Torino. Nel 1902 fondò con Leonardo Bistolfi, Giorgio Ceragioli, Enrico Reycend ed Enrico Thovez la rivista L'arte decorativa moderna.

 

 

 

 

image-1Dal 1912 rivestì la carica di presidente della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti.

A lui e al fratello Davide la città di Torino ha dedicato la via Fratelli Calandra.

 


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