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Atlante di Torino




 


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SifilocomioPensionato Piemontese per Studentisede del FascioCasa Priotti Il più grande cinema d'Italia Le Sacramentine

 

I numeri dei titolini corrispondono a quelli dei rispettivi isolati sulla mappa di riferimento qui in alto
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image-1image-1 Piazza Maria Teresa
Aperta nel 1836, completata in seguito, doveva ospitare un teatro che non fu mai costruito perchè la zona era considerata troppo decentrata.

Al n.7 la Palazzina Baricalla, costruita da Carlo Sada, lo stesso che progettò la vicina chiesa di San Massimo.
Nella parte nord la casa Ponzio Vaglia progettata da Alessandro Antonelli.









Vedi le immagini dei palazzi di via della Rocca

image-1image-1image-1Magazzini del sale
Stabilimento balneare

Nel XVIII secolo sulla sponda del Po sorgeva il magazzino del sale.
Nel 1874 il magazzino, all’angolo tra l'attuale via Cavour e corso Cairoli, venne utilizzato per i bagni sul Po.

 

image-1image-1I Murazzi
L'origine del nome è collegata agli imponenti sbarramenti (muri) costruiti nel corso del XIX secolo per preservare il centro cittadino dalle piene del fiume.
Il primo tratto dei "Muri" (quello lungo corso Cairoli e lungo Po Diaz) fu costruito tra il 1833 e il 1835, su progetto di Carlo Bernardo Mosca, in variante e aggiunta al progetto originario del 1808-1809 di Joseph La Ramée Pertinchamp.Il tratto successivo (accanto al Lungo Po Cadorna) venne realizzato tra il 1872 e il 1877, in concomitanza con l’abbattimento del fatiscente Borgo del Moschino.
Fino agli anni cinquanta del XX secolo, i locali ricavati all'interno di questi margini erano utilizzati per il rimessaggio delle barche da pesca.
Nel successivo ventennio, l'inquinamento ha portato al progressivo abbandono della zona da parte dei pescatori determinando una forte dequalificazione dell'area.
A partire dalla seconda metà degli anni settanta, fu intrapresa una politica di forte rilancio dell'area, così i Murazzi sono diventati uno dei luoghi della movida torinese e dell’aggregazione giovanile, raggiungendo anche fama internazionale.
Il Comune ha recentemente stabilito di intitolare i tratti dei Murazzi a nord e a sud del ponte Vittorio Emanuele I rispettivamente ai cantautori torinesi Fred Buscaglione e Gipo Farassino.

image-1Soldati salva Richelmy
Il 17 marzo del 1922 il giovane liceale Mario Soldati (Torino, 1906 – 1999; scrittore, giornalista, saggista, regista, sceneggiatore e autore televisivo) e Olivieri di Vernier  vogavano insieme ad un’altra canoa con a bordo Mario Tasca e Raffaele Richelmy, nipote del cardinale.
Di colpo la canoa guidata da Tasca e Richelmy si ribaltò: Tasca non si lasciò prendere dalla paura e si salvò aggrappandosi ad un remo, mentre Richelmy, non sapendo nuotare, venne colto dal panico.
Soldati, vestito, si tuffò riuscendo a calmarlo e a convincerlo  ad aggrapparsi alla sua spalla in modo da poter raggiungere la canoa ancora a galla e salvarsi.
Del fatto fu informato anche il Re che il 22 ottobre 1922 gli assegnò la ‘Medaglia d’argento al valor civile’.

 

Monumento a Garibaldi
In Corso Cairoli il monumento a Garibaldi, realizzato da Enrico Tabacchi, grazie a una sottoscrizione popolare aperta il 3 giugno 1882, dopo la morte dell'eroe. Si raccolsero 8000 lire da privati cittadini e il Comune di Torino ne aggiunse 100.000. Fu inaugurato il 6 novembre 1887 e per collocarlo nell'attuale sede si dovette far traslocare un altro monumento, quello del Generale Guglielmo Pepe, trasferito in Piazza Maria Teresa. Torino all'inizio del 1861 aveva offerto la cittadinanza onoraria a Garibaldi che, da Caprera, aveva risposto dichiarandosi "veramente grato dell'onore". Nel 1850 la città gli aveva regalato una spada, esposta per più giorni nella gioielleria Borani, in via Dora Grossa (attuale via Garibaldi), nei pressi del Caffè Lega, dove oggi sono le vetrine della ex libreria Lattes.

Vedi le foto del monumento a Garibaldi nel corso del tempo



image-1image-1La piscina sul Po
Nel 1855 il Comune autorizzò Guglielmo Biestra ad installare una piscina galleggiante di fronte agli attuali Murazzi: «in prossimità della steccaja dei soppressi Molini della Rocca un recinto di frascato e di usufruire l’interno del medesimo pei bagni durante l’estiva stagione, sotto l’espressa condizione che tale recinto venga coperto con tele in modo da impedire coloro che si bagnano l’essere veduti dai passeggeri diportantisi sui viali lungo il Po».
L’iniziativa ebbe grande successo ma nel 1892 una piena del Po travolse le vasche così il Comune preferì realizzare impianti balneari a terra che furono inaugurati il 22 gennaio 1893 a monte del Ponte Isabella.

Piazza Cavour - Fred Buscaglione
Ferdinando “Fred” Buscaglione conosciuto dagli amici in borgo Vanchiglia come Nando nacque il 24 novembre 1921. Da ragazzo visse nella portineria di piazza Cavour 3 dove lavorava la madre.
“Nando ‘d Piassa Cavour” era figlio di Mattia, imbianchino sceso dalle prealpi biellesi (era originario di Graglia) e di Ernesta Poggio, con diploma in pianoforte ed il pallino della musica.
Più tardi abitò in via Bava 26bis al settimo piano.
Con l’avvocato Leo Chiosso compose canzoni per l’epoca rivoluzionarie.
Muore il 3 febbraio 1960 alle 6.20 di mattina, a Roma, a 39 anni, schiantandosi con la sua Ford Thunderbird rosa salmone contro un camion.
Ai funerali, a Torino, partecipano oltre diecimila persone

 



image-1Il delitto del topinambur
Carlo Deltetto, cameriere alla trattoria del Varo di piazza Cavour, il 20 dicembre 1876 ha un diverbio col cuoco Agostino Candellone a cui ha rubato - e mangiato - un topinambur (chiamato anche tartufo bianco). La disputa riprende dopo la chiusura quando il Deltetto assale il rivale che gli rifila una ciotellata uccidendolo. Il Tribunale lo punisce solo per eccesso di legittima difesa condannandolo a un mese di carcere.

Il Senatore fondatore dell'Automobil Club
Roberto Biscaretti di Ruffia (Torino, 26 aprile 1845 – 1940) abitava in piazza Cavour 40. Fu imprenditore e politico italiano. Figlio di Carlo, generale e senatore del regno.
Sul finire del XIX secolo, è tra i pionieri dell'automobilismo italiano, fondando Automobile Club di Torino nel 1898, poi divenuto l'Automobile Club d'Italia.
Nel 1899 è tra i fondatori della FIAT e nel 1901 partecipa al 1º Giro automobilistico d'Italia. Insieme all'amico Cesare Goria Gatti e al figlio Carlo promuove la realizzazione del Museo dell'automobile di Torino. Fu padre dell'ammiraglio Guido Biscaretti di Ruffia.

Vedi l'approfondimento sulla famiglia Biscaretti di Ruffia


image-1image-1image-1Giardino dei Ripari “Ramparts”
Erano sopraelevati perché costruiti sui residui dei terrapieni dei Bastioni (Ramparts in francese) di S. Giovanni e S. Adelaide, scampati alle demolizioni dei francesi. Disegnati da F. Barone Concepiti come “Parco delle Rimembranze” con le effigi degli italiani più illustri.
Nel dicembre del 1871 viene demolito per lasciare il posto alla piazza Cavour che ne conserva ancora le collinette.

Vedi l'approfondimento: Giardino dei Ripari, Caffè della Rotonda, giardino Cavour

image-1Palazzo dello scultore
All'angolo tra via Giolitti e via delle Rosine il palazzo (del 1838) dove abitava e lavorava lo scultore Giuseppe Bogliani in via Cavour 37. Sul tetto e sulla facciata diverse sculture.

image-1image-1Carlo Felice Nicolis di Robilant
Realizzata da Giacomo Gianotti (1837-1897), la statua rappresenta il generale e ambasciatore Carlo Nicolis di Robilant (1826-1888); sul basamento sono rappresentate due figure femminili, di cui una, velata, simboleggia la diplomazia. L'opera fu inaugurata nel 1900 in Piazza Cavour.
Anche il rigido re Carlo Alberto ebbe un figlio naturale con Maria Antonietta Truchsess, figlia del conte Federico von Waldburg, ambasciatore di Prussia a Torino. Per riparare la giovinetta venne velocemente data in sposa al conte Maurizio Nicolis di Robilant, che venne nominato aiutante di campo del re.
Maria Antonietta, diventata dama di compagnia della regina Maria Teresa, l’8 agosto 1826 partorì un maschio che venne chiamato Carlo Felice Nicolis di Robilant.
Avviato tredicenne alla carriera militare divenne poi uno dei principali protagonisti del Risorgimento. Partecièpò alla battaglia di Novara, dove venne ferito. Dopo l’Unità divenne ambasciatore e fu uno degli artefici del trattato della Triplice Alleanza (1882). Eletto senatore, fu ministro degli Esteri del governo Depretis. Morì il 17 ottobre 1888 a Londra. Ai suoi funerali solenni a Torino partecipò anche Friedrich Nietzsche che in una lettera raccontò: “In questi giorni abbiamo avuto il cupo sfarzo di grandi esequie, a cui ha preso parte tutta l’Italia: il conte Robilant, il tipo più venerato dell’aristrocazia piemontese, tra l’altro figlio naturale del re Carlo Alberto, come qui sanno tutti. Con lui l’Italia ha perduto un premier insostituibile”.

 

Gandhi ai giardini Cavour

 

 

 

 

 

 

image-1902 - Il pittore delle battaglie
Casa Bossoli, in corso Cairoli 1 appartenne ai fratelli Edoardo e Carlo Bossoli, originari di Lugano. Carlo (1815 - 1884) pittore delle campagne risorgimentali del 1859-’60-’61, per incarico del “Times” e del principe Eugenio di Savoia Carignano, presente sui campi di battaglia, ne trasse centinaia di opere. Di Edoardo (1830-1912) famosi i paesaggi.
Di fronte, in via Giolitti 55, costruita nel 1913, la casa del pittore Giacomo Grosso (1860-1938), uno dei più famosi ritrattisti del suo tempo. In via Mazzini 52 (casa Cambiaggio costruita nel 1846) aveva lo studio Felice Casorati (1883 - 1963) vero e proprio cenacolo artistico.

 

 

905 - Generale, scienziato, ministro
Federico Luigi, conte di Menabrea (1809 - 1896) scienziato, generale, senatore per 36 anni, primo ministro (1867-1869), quindi ambasciatore a Londra e Parigi. Abitava in via San Lazzaro (via dei Mille) 15 al 2° piano.

 

 

 

 


907 - Le Sacramentine
All’angolo con via Fratelli Calandra la Chiesa di S. Francesco di Sales e il Convento delle suore Sacramentine.

907 - Il creatore del Museo dell’Auto
L’illustratore, storico e progettista Carlo Biscaretti di Ruffia (1879-1959) fondatore dell'omonimo museo dell'automobile di Torino (successivamente intitolato Giovanni Agnelli) abitava in via Della Rocca 22 (nel 1914 in via dei Mille 29).

Leggi l'approfondimento: il creatore del Museo, poi dedicato al nipote di chi l'aveva osteggiato.

908 - Sifilocomio
Nel XIX secolo in corso Cairoli 14 sorgeva il Sifilocomio di San Lazzaro.

image-1image-1Piazza Bodoni
Dopo l'abbattimento delle mura di cinta in epoca napoleonica, l'area che oggi è piazza Bodoni fu destinata a mercato ortofrutticolo e ittico; inoltre qui si trovava un lavatoio e, dal 1834, la sede dei macelli. Il Conservatorio (1928) sorse sul terreno in cui (dal 1860 al 1920) sorgeva il mercato delle uve e dei vini, coperto da una tettoia in legno (del 1862) crollata pochi mesi dopo l’inaugurazione,
Nello scantinato uno dei due lavatoi pubblici situati in centro. L’altro era tra via Juvarra e corso Palestro dove, pagando 5 centesimi, ben 240 lavandaie potevano usare l’acqua corrente. Sabato e domenica i lavatoi erano aperti gratuitamente.

Intorno al 1840 fu costruita verso via Carlo Alberto Casa Pomba, sede della Tipografia di Giuseppe Pomba e della casa editrice UTET. Una trentina d'anni più tardi, sul lato nord dell'area, vennero realizzati tre palazzi da reddito e un edificio più grande, la Casa Boasso, che in origine fu un albergo e poi divenne sede degli uffici amministrativi della Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo. Solo negli anni Venti del Novecento, al posto del demolito edificio sul lato est, occupato dal Mercato, venne edificato il Conservatorio. Per quanto riguarda la parte a meridione dell'attuale piazza, intorno al 1845, su disegno dell'architetto Courtial, nell'area della famiglia Ferrero della Marmora venne edificato il complesso porticato formato da due palazzi simmetrici d'angolo. E, tra un arco e l'altro di questi portici, furono collocati 52 medaglioni in cotto raffiguranti personalità di spicco, nate in territorio piemontese.

Vedi le immagini di piazza Bodoni e dintorni

 

 

 

 




image-1image-1image-1Palazzo dei Medaglioni
Il “palazzo dei 52 Medaglioni” in piazza Bodoni, due case all’angolo con via Pomba.
Tra ogni arcata un medaglione che raffigura un personaggio illustre.
Detto anche Pantheon dei torinesi.

image-1Monumento ad Alfonso Lamarmora
La statua equestre dedicata al generale Alfonso Lamarmora (1804-1878), realizzata da Stanislao Grimaldi (1825-1903), fu inaugurata nel 1891 al centro di piazza Bodoni.

 

Il patriota napoletano
20 dicembre 1853 – Muore in via Borgonovo 2 (Mazzini) , Raffaele Poerio, patriota napoletano, esule a Torino.

911 - Giuseppe Pomba
In piazza Bodoni, all’angolo con via Carlo Alberto, abitava Giuseppe Pomba (1795 -1876), tipografo, fondatore della casa editrice UTET. Assumendo il controllo della stamperia “Vedova Pomba e figli”, fondata nel 1814 (precedentemente era una libreria nata alla fine del XVIII secolo), la trasforma nell’editrice “Giuseppe Pomba” che fusa con la Tipografia Sociale di Torino, ha dato origine, nel 1854, all’Unione Tipografico-Editrice Torinese (UTET).

Tra i primi editori moderni, riferimento, sino all’Unità d’Italia, nel panorama editoriale italiano, impegnato a “creare un pubblico”, quando i lettori erano una minoranza, e ad affrontare il problema della tutela del diritto d’autore. Fondò la prima rivista illustrata “Il Mondo Illustrato”.



911 - La prima radio libera di Torino
La prima radio libera a trasmettere dalla città fu Radio Gemini One, operativa dal 1975 al 1981. Una delle sue sedi fu in via Carlo Alberto 47.

Leggi l'approfondimento su Radio Gemini One

912 - Il tempio della musica
Nel 1866 il Comune delibera la creazione di un Liceo Musicale che entrerà in funzione il 12/5/1867. La prima sede fu in corso Oporto 5 (corso Matteotti) nella società degli Asili Infantili. Fu quindi trasferito alle Torri Palatine (ex carceri del Vicariato) poi al Conservatorio.

912 - Il grande tenore
Francesco Tamagno (1850-1905) frequentò il liceo musicale, divenne i più importante tenore verdiano dell’epoca. Nell'immagine a fianco il suo mausoleo al cimitero monumentale.

 

 

 

image-1image-1912 - Il Mercato coperto di Piazza Bodoni
Costruito in ferro nel 1866 dagli ingegneri Pecco e Velasco, con una superficie di 1932 mq. Venne demolito nel 1924.
Tra il 1864 e il 1866 fu costruita la tettoia da adibire allo smercio di latticini, pollame, frutta ed erbaggi, la cui struttura portante originariamente in ferro e legno fu debitamente mascherata all’esterno da una facciata in muratura. La pianta dell’edificio era quasi quadrata delle dimensioni di 42,30 m per 45,60 m con una parte centrale ottagonale coperta da una tettoia a cupola
ben presto risultò inadeguato, infatti gli spazi ristretti favorivano il commercio abusivo. Un ordine municipale nel 1867 vietò la rivendita nelle vie e nelle piazze di frutta e verdura da parte degli ambulanti. Il provvedimento aveva due motivazioni: una igienica (poter controllare meglio la qualità della merce) e la tutela commerciale (non permettere una concorrenza dannosa nei confronti di chi pagava la licenza per la vendita nel mercato coperto).

912 - Il tempio della musica
Nel 1928, sullo spazio occupato dal mercato coperto, venne costruito il Conservatorio “Giuseppe Verdi”, dell’architetto Giovanni Ricci.
Venne inaugurato il 13 febbraio 1936 quando il preesistente Istituto Musicale "Giuseppe Verdi", nato nel 1866 come "Istituto Musicale della Città di Torino", passò allo Stato nei primi anni del XX secolo diventando Regio Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino.
Il Salone dei Concerti è ritenuto il migliore ambiente acustico della città ed è munito di un organo da concerto inaugurato il 10 maggio 1933. Dopo un incendio nel 1984, il salone è stato chiuso e l’edificio è stato oggetto di grandi ristrutturazioni nel 1986. Il Salone del Conservatorio è stato, tra l'altro, sede dei concerti pubblici dell’Orchestra Sinfonica e del Coro di Torino della RAI dal 1945 al 1952, quando fu costruito l’Auditorium RAI.

913 - Collegio S. Giuseppe
Risale al 1875, sito in via S. Francesco da Paola 23.
Chiamati in città da re Carlo Felice, che li voleva come maestri nelle scuole del suo Regno, i Fratelli Cristiani arrivano a Torino nel 1829. Partecipano da protagonisti al Risorgimento italiano (ad esempio, provvedendo a diffondere il Sistema metrico decimale in tutto il Regno di Sardegna dal 1845 al 1850). Godono dell’amicizia dei Faletti di Barolo e di Silvio Pellico; Don Bosco collaborerà come confessore nelle loro scuole. La popolarità dei Fratelli sarà tale che il numero di studenti, in costante crescita, li costringerà a vendere i loro vecchi istituti per trasferirsi in una sede più ampia.
Così il 22 maggio 1875 il Collegio San Giuseppe venne inaugurato ufficialmente.
 Dal 1915 al ’18, sarà sede dell’Ufficio Notizie di Guerra cittadino, che raccoglierà notizie su caduti, dispersi, prigionieri e profughi; negli anni della seconda guerra mondiale, invece, si offrirà per ospitare nei suoi locali la Commissione Italiana di Armistizio con la Francia.
Tra le sue mura sale storiche arredate in stile classico, la bella chiesa, il teatro, il Museo di Storia Naturale Pietro Franchetti (bellissima la sala dei colibrì!) ed una biblioteca contenente oltre 35 mila volumi, alcuni risalenti al 1500. Notevole anche la terrazza, da cui osservare un magnifico panorama


914 - L’eroe ungherese
Via dei Mille 22: qui il 20 febbraio morì l’eroe dell’indipendenza ungherese Luigi Kossuth (1802-1894).

 

914 - Uno dei martiri di Belfiore
In via Dei Mille 20 abitò Pietro Fortunato Calvi (1817 - 1855) patriota, uno dei martiri di Belfiore.

914 - L’ingegnere del Frejus
In via dei Mille 24 morì l’ingegner Sebastiano Grandis (1817 - 1892), uno dei tre progettisti del traforo del Frejus, la prima galleria di grandi dimensioni in una montagna.

 



916 - San Massimo
Inaugurata nel 1853, nella nuova espansione di Borgo Nuovo, dedicata al primo vescovo di Torino.
Opera di Carlo Sada, il tempio neoclassico, costruito con il concorso di re Carlo Alberto, presenta molte opere di insigni artisti.
La chiesa fu colpita da due bombardamenti: il primo l’8 dicembre 1942 e il secondo il 13 luglio 1943.

Le immagini della chiesa di San Massimo

Il tempio, ad unica navata a forma di croce latina, ha una cupola a 45 metri di altezza affrescata da Paolo Emilio Morgari e ornata all’esterno di otto statue dei profeti opere di Giovanni Albertoni, Silvestro Simonetta, Giuseppe Raimondi e Giuseppe Dini. La parete absidale con San Massimo che predica ai Torinesi incitandoli a difendersi da Attila è opera di Francesco Gonin. La famiglia reale contribuì ancora ad adornare la chiesa: Carlo Alberto con le statue dei quattro evangelisti in facciata; il duca di Genova Ferdinando con il bassorilievo della Deposizione opera dello scultore ligure Salvatore Revelli.
Nell'autunno-inverno 1943-1944, grazie al parroco don Pompeo Borghezio, ospitò alcune riunioni del CLN. Durante gli anni della guerra continua incessante l'aiuto agli ebrei, ai renitenti, ai ribelli e agli oppositori del regime.

916 - Suicidio per un ritardo
Il primo febbraio, in via dei Mille 36, Giovanni Curioni (1831-1887), deputato e direttore della Scuola d’Applicazione d’Ingegneria, debilitato da febbri malariche, si sparò una rivoltellata a seguito delle feroci polemiche per il ritardo dei lavori del traforo dei Giovi.

 

 

 

 

L'avventuriero che ispirò Salgari e Giulio Verne
Paolo Solaroli di Briona (Novara 1796 – Briona,1878) generale e avventuriero visse in via Dei Mille 36.
Coinvolto nei moti del 1821 deluso e sconfitto decise di emigrare all'estero, prima a Londra poi in Egitto al servizio del viceré locale Mehmet Ali. Nel 1825 passò in India al servizio del sultanato di Sardhana quindi della begum Zeib Bool Nissa, la regnante locale.
La sua fu una vita talmente avventurosa da aver probabilmente ispirato il personaggio di Yanez a Emilio Salgari; i giornali non solo italiani parlarono molto di lui e della sua famiglia, anche per via di una lunghissima causa fra la moglie e la Compagnia delle Indie per stabilire l’entità dei risarcimenti - ingentissimi - dopo che il regno era passato all’Inghilterra. Le sue gesta nelle guerre d’Indipendenza e poi del Regno d’Italia fecero il resto.
Quando la begum morì nel 1836, il principato tornò nelle mani della Compagnia delle Indie orientali, Solaroli rimase ancora qualche anno in India al servizio degli inglesi combattendo
Nel museo di scienze naturali di Torino ci sono ancora la grande tigre impagliata e buona parte dei 440 uccelli tropicali che, debitamente imbalsamati, inviò dall’India al re Carlo Alberto annunciando il suo ritorno in Piemonte, insieme con molti altri preziosi doni.
Carlo Alberto di Savoia gli concesse il titolo di colonnello onorario e, in considerazione delle sue imprese e dei suoi legami matrimoniali regali, lo nominò barone.
Nel 1849 si distinse nella Battaglia di Novara ottenendo la fiducia dell'allora principe ereditario Vittorio Emanuele. Quando questi salì al trono incaricò proprio il Solaroli di organizzare il ritorno in patria della salma del padre dall'esilio. Continuò a seguire il sovrano come suo aiutante di campo, prendendo parte prima alla campagna del 1859 e poi, settantenne, a quella del 1866 assieme a quattro dei suoi figli ed al genero, Carlo Brascorens di Savoiroux, comandante del Saluzzo Cavalleria.
Grande amico di James Hudson, console d’Inghilterra a Torino negli anni cruciali del Risorgimento, fece parte della diplomazia personale del Re - peraltro osteggiata da Cavour - sfruttando i suoi ottimi rapporti con gli inglesi. Nel ‘48 mise a repentaglio una fortuna già enorme, soprattutto se valutata con i parametri del Piemonte, dove l’aristocrazia non era ricca come altrove, per arruolarsi nell’esercito sabaudo, armando personalmente un notevole numero di soldati. Tuttavia nel 1878, alla sua morte, l’asse ereditario rappresentava addirittura la terza fortuna di Torino.
I giornali non solo italiani parlarono molto di lui e della sua famiglia, anche per via di una lunghissima causa fra la moglie e la Compagnia delle Indie per stabilire l’entità dei risarcimenti - ingentissimi - dopo che il regno era passato all’Inghilterra. Le sue gesta nelle guerre d’Indipendenza e poi del Regno d’Italia fecero il resto: pare infatti che fu proprio Solaroli ad ispirare a Salgari la figura dell’avventuriero Yanez. Anche Jules Verne trasse da queste vicende il titolo per il suo romanzo: “Le 500 million de la Begum”.
Un suo nipote omonimo nel 1911, nel corso della Guerra di Libia, ottenne la Medaglia d'oro al valor militare, mentre un suo pronipote, Giorgio Solaroli di Briona, fu uno degli assi dell'aeronautica militare italiana durante la Seconda Guerra mondiale.

917 - La famiglia di Campana
In via Borgo Nuovo (Mazzini) i n. 37-39-41, durante il Risorgimento, erano di proprietà della famiglia dei marchesi Cordero di Pamparato da cui, nel 1919, nacque Felice (vedi: 92- Palazzo Campana).

917 - Gli amanti francesi
Nel febbraio del 1871 si celebrò un seguitissimo processo contro una coppia di francesi: Virginie Catella, cameriera si era innamorata di Dominique Rossignol, disertore, che ben presto l’aveva indotta a prostituirsi. Lei, vestita elegante con un cagnolino bianco al guinzaglio, adescava qualche malcapitato, si faceva accompagnare in un posto solitario dove lui lo assaliva a bastonate. Così morì il marchese Fantini, ritrovato nel viale del Re (corso Vittorio Emanuele II).
I due vennero arrestati in un bar di via San Filippo (Maria Vittoria) perchè in possesso di alcune banconote false, ma furono rilasciati subito in quanto francesi (in quel periodo era vitale l’alleanza con Napoleone III).
Fuggirono subito a Genova dove furono arrestati dal superpoliziotto Domenico Cappa che proseguendo nelle indagini aveva trovato nella loro abitazione alcuni oggetti inerenti alle aggressioni. Il processo destò parecchio scalpore al punto che si vendettero i biglietti per entrare in aula, pagando fino a 40 lire (150 Euro). Il dibattimento venne celebrato due anni dopo i fatti, subito dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan e la fine del secondo Impero, probabilmente anche per non turbare le relazioni diplomatiche con l’alleato transalpino.
Lui venne condannato a morte, lei a dieci anni. Abitavano in via Borgo Nuovo (Mazzini) 39, una zona piuttisto equivoca. Nello stesso palazzo risiedeva il bandito Nino d’l Moschin, mentre al 14 abitava la Zita, una prostituta amante del Cit’d Vanchija, uno degli ultimi briganti.

917 - San Lazzaro
Tra la cinta delle fortificazioni, fino al Po (verso est) e fino alla zona dell’attuale corso Vittorio c’erano fossati e ridotte militari, le “ridotte della Rocca (che poi diedero il nome alla via) o del Valentino”.
In questa zona c'era la chiesa di San Lazzaro (costruita nel 1777, non più esistente); si affacciava sulla via omonima (via Dei Mille).
Accanto alla chiesa il cimitero di San Lazzaro (o Della Rocca) in funzione fino al 1829 (quando aprirono il nuovo cimitero generale) trasformato poi in Ospedale sifilopatico detto “Lazzaretto”. Al di là del ponte sul Po si aprivano la strada per Piacenza (corso Moncalieri) e la strada per Casale (via Monferrato).

 

918 - Ballo dei pescatori
A seguito di un voto di una famiglia di pescatori il giorno di San Giacomo (25 luglio) dal 500 fino alla fine dell’800 si celebrava la festa del borgo Rubatto (tra gli attuali ponti Umberto e Isabella).
Nella chiesa di San Lazzaro, venivano benedetti 20 pesci vivi, contraddistinti da nastrini, poi gettati nel fiume. I pescatori si tuffavano e, a mani nude, cercavano di prenderli. Il primo a riuscirci era il re della festa e del ballo.

918 - La casa del Ministro
Giovanni Lanza (1810 - 1882) Ministro dell’Istruzione, Presidente della Camera dei Deputati e Ministro dell’Interno. Abitava in Borgo Nuovo (Mazzini) al 51 piano 3°.

 

 

 

 

 


image-1918 - Garibaldi organizza i Cacciatori
Al n.31 di via dei Mille, nella villa Levi, nel 1859 abitò Giuseppe Garibaldi (1807-1882) per organizzare i Cacciatori delle Alpi. Qui lo raggiunse l’appassionata Maria Espérance von Schwartz (autrice con lo pseudonimo di Elpis Melena, Speranza Nera, di una versione autorizzata delle Memorie dell’Eroe) con cui ebbe una intensa relazione.
Nel 1887 in corso Cairoli, venne inaugurato il monumento celebrativo all’Eroe dei Due Mondi.
Al 30 della stessa via abitò un altro patriota: Pier Fortunato Calvi (1817-1855).



La “banda Monti”
Nel Caffè Bottiglieria Rattazzi, nella via omonima, a cominciare dal 1929, Augusto Monti radunò la cosiddetta "banda Monti", formata da allievi ed ex allievi del Liceo D'Azeglio come Leone Ginzburg, Massimo Mila, Mario Sturani, Cesare Pavese, Norberto Bobbio. Quel gruppo fu la base per la fondazione della casa editrice Einaudi e il nucleo torinese di "Giustizia e Libertà". Le riunioni alla Bottiglieria Rattazzi finirono nel 1933 quando i componenti della "banda Monti" erano ormai finiti tutti in prigione per antifascismo.

Palazzo Priotti

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Carlo Ceppi progettò Casa Priotti nel 1900, un palazzo misto, destinato a negozi al piano terreno e ad abitazioni di lusso nei piani soprastanti. L’architetto fuse gli elementi liberty, tanto amati a cavallo tra i due secoli, allo stile floreale rococò caro al Ceppi. L’edificio è un susseguirsi di decorazioni, stucchi e addobbi che rendono la facciata piacevolmente pomposa.
Il palazzo determina la fine del percorso porticato progettato dall’architetto Carlo Promis che coinvolge tutti gli edifici intorno a Porta Nuova.

 

Vedi le immagini di Palazzo Priotti

 

 

Garibaldi massone
Sulla facciata dell'ultimo palazzo sulla destra di via Carlo Alberto, prima di corso Vittorio Emanuele II, venne posta una lapide che recitava: Giuseppe Garibaldi, libero muratore, qui disse al popolo libere parole il 9 marzo 1867.

image-1Cinema Ambrosio
Nel 1913, l’architetto Vittorio Eugenio Ballatore di Rosana progetta all’interno di casa Priotti, in corso Vittorio Emanuele 52, la sala cinematografica e tea-room Ambrosio, anch’esso massimo esempio del Liberty torinese, rimodernato nel 1986 e riconfigurato con tre sale diverse nel 1992.

 


image-1919 - Il più grande cinema d’Italia
Nel 1825 l’architetto Lombardi costruisce una villa con giardino, venduta nel 1841 a Vittorio Seyssel d’Aix, ciambellano di corte.
Nel 1926 fu acquistata dalla Fiat che, al posto del giardino, edificò il grande palazzo d’angolo tra corso Vittorio Emanuele e via Carlo Alberto. Nel 1927 venne costruito il cinema Palazzo, poi Corso. Con 3000 posti era il più grande cinema italiano. Rinominato Corso, fu distrutto da un incendio nel 1980. Ora è sede di una banca



919 - Il covo del Cit
Nel solaio del Teatro Nazionale, in piazza Bodoni, il covo della banda di giovani ladri del cit d’le Tour.

image-1image-1919 - Un grande sindaco
Al numero 44 di corso Vittorio Emanuele il palazzo della famiglia Rossi di Montelera, costruito nel 1877, che vanta uno dei migliori sindaci della città: Teofilo Rossi di Montelera (1865-1927).

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Detto anche “il sindaco della Grande Esposizione”, Teofilo Rossi di Montelera era anche socio dell’azienda produttrice di vini e vermouth Martini & Rossi che dal 1887 ebbe la sua sede proprio in questo palazzo.

 



919 - Un salotto rivoluzionario
Giuditta Bellerio figlia del barone Andrea, sposò giovanissima Giovanni Sidoli, patriota di Montecchio che seguì in esilio nel 1821. Vedova nel 1828, pochi anni dopo conobbe Giuseppe Mazzini con il quale instaurò un forte legame sentimentale.
Trasferitasi definitivamente in via Borgo Nuovo (Mazzini) 20, sul finire del 1852, diede vita ad un salotto politico frequentato dalle maggiori personalità risorgimentali.tubercolosi e, i
Il 28 marzo 1871, morì di tubercolosi, dopo aver rifiutato i sacramenti religiosi, coerentemente con la sua dichiarazione di “credere liberamente nel Dio degli esuli e dei vinti, non in quello imposto dalla Chiesa”.

 

 

 

 



919 - La birreria della sinistra
I fratelli Mavaracchio, nel 1947, aprirono in via Mazzini 6 la birreria “Mazzini”. Era il ritrovo della Sinistra cittadina, frequentata da Cesare Pavese, Italo Calvino, Raf Vallone, Giorgio Balmas. Tra i suoi clienti ebbe la prima donna astronauta, Valentina Tereskova, Palmiro Togliatti, Alberto Ronchey, Berlinguer e il giovane Giuliano Ferrara al tempo attivista del PCI.
Diego Novelli vi celebrò la festa per la sua elezione a sindaco nel 1975, Chiuse nel 2015, ora è una pizzeria.

919 - La prima azione dei partigiani
Il 25 ottobre 1943 in via Carlo Alberto 55 un gruppo anarchico-comunista compie un attentato mortale contro Domenico Giardina, seniore della milizia. E’ la prima azione pianificata di un commando di partigiani in città. il 22 dicembre due degli attentatori, Dario Cagno e Tommaso Garemi, vengono fucilati nel cortile della caserma Montegrappa al tempo sede della X Mas.

921 - Protezione animali
Il 1 aprile 1871 Giuseppe Garibaldi, sollecitato dalla nobildonna inglese, lady Anna Winter incaricò il suo medico, Timoteo Riboli, colonnello dei Mille che aveva lo studio in città, di costituire una Società per la Protezione degli Animali, annoverando la signora Winter e Garibaldi come fondatori e presidenti onorari.
Nasceva così la Società Reale per la Protezione degli Animali, con un ufficio provvisorio in città, al primo piano di via Accademia Albertina 29.

image-1921 - La banda dei commessi
Il 17 gennaio 1858 il portinaio di via Borgo Nuovo (l'attuale via Mazzini) 25 sente delle urla provenire dall'appartamentodi Agostino Vignetta. Cerca di entrare scalando una finestra, ma la porta è sbarrata. Nel mentre arriva il proprietario che apre, il portinaio si trova davanti un individuo armato di coltello, ma riesce a immobilizzarlo. Si tratta di Matteo Bussi, un commesso di vent'anni, che ha appena ferito a morte Carlo Vignetta, il figlio del proprietario. Le indagini portano poi all'arresto di altri due giovani commessi: Alessandro Minoli e Antonio Accossato che il Bussi denuncia come complici del tentativo di derubare la famiglia Vignetta. Lo scalpore è enorme: la sentenza del tribunale, nell'aprile del 1858, condanna a morte Bussi e Minoli (sentenza eseguita il 13 luglio) ea vent'anni di lavori forzati l'Accossato.

922 - "Macigno" l'amico di fiducia di Vittorio Emanuele II
Il conte Enrico Morozzo della Rocca (1807-1897), senatore del Regno ministro della guerra del Regno di Sardegna, nel 1890 abitava in corso Vittorio Emanuele 22. Fu amico e scudiero di Vittorio Emanuele II.
Il palazzo di famiglia era sito in contrada dell’Ospedale 28 (ora via Giolitti) e venne distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Vedi l'approfondimento su Enrico Morozzo della Rocca

image-1Pensionato per studenti
In corso Vittorio Emanuele 22 aveva sede il Pensionato Piemontese per Studenti che venne danneggiato dalle bombe della seconda guerra mondiale.

 

 

 

922 - "Piove governo ladro!"
Il disegnatore vignettista Casimiro Teja (1830 - 1897) abitava in via San Massimo 55.

Vedi l'approfondimento su Casimiro Teja, le caricature e le vignette del "Pasquino"

image-1923 - La casa dei mostri
Il palazzo di via Mazzini 48, angolo via Fratelli Calandra

 

 

 

 

923 - Il ristorante degli artisti
In via Mazzini 50 la trattoria Mama Licia è stata per anni ritrovo di artisti (i pittori pagavano con i quadri), giornalisti, scrittori e degli artisti che lavoravano nella sede RAI. Era il locale preferito da Mario Soldati. Licia, papà Pinot e poi il loro figlio hanno deliziato generazioni di torinesi a suon di tome sott’olio, riso con la barbabietola e pintoni. Negli anni Settanta era uno stanzone pieno di quadri, con le tipiche tovaglie a quadretti. Dopo la prima chiusura fu rilevato fino alla chiusura definitiva il 9/5/2014. Dall’ottobre del 2018 ha riaperto col nome “Cantina da Licia” grazie a tre giovani imprenditori: Alberto Fele (ha già il Chiosco dello Zoo e l’Osteria del Cardinale), Lorenzo Careggio, cuoco, e Marco Pandoli.

image-1image-1923 - Le Nuove del Valentino
Voluto dall’industriale Riccardo Gualino (1879-1964) il palazzo di corso Vittorio Emanuele 8 (1928), dove sorgeva villa Gallenga, venne ribattezzato “le Nove d’l Valenti” per le inferriate delle finestre al piano terra. Progettata da Gino Levi Montalcini (1902-1974) fratello maggiore del premio Nobel Rita Levi Montalcini (nata a Torino il 22 aprile 1909).



image-1923 - La Città Nuova
In corso Vittorio Emanuele 8 aveva sede la redazione del quindicinale di Architettura “La Città Nuova” diretto da Fillia (Luigi Colombo 1904 – 1936), uno degli esponenti più significativi del movimento futurista.

 

 

 

 

 

 

Riccardo Gualino
Riccardo Gualino, industriale, nato a Biella nel 1879, morto a Firenze nel 1964. Laureato in Giurisprudenza, si dedicò al commercio dei legnami con imponenti opere di disboscamento in Romania e fondò l’Unione Italiana Cementi.
Si sposò nel 1907 con sua cugina Cesarina Gurgo Salice ed ebbe due figli, Listvinia e Renato.
Tra il 1911 e il 1914 investì enormi capitali nella speculazione edilizia a Pietroburgo e, nell’immediato dopoguerra, nei trasporti di carbone tra Italia e Stati Uniti. Noleggiò e costruì flotte negli Stati Uniti, fondando a Torino la Snia (Società di Navigazione Italo Americana) che poi trasformò in Snia-Viscosa.
Ebbe un ruolo importante nella fondazione della Fiat, di cui fu presidente.
Creò altre imprese nel campo della chimica (Rumianca), del cioccolato (Unica) e della cinematografia (Lux Film).

Mecenate e amante delle arti, amico di Lionello Venturi sotto la cui guida raccolse una superlativa collezione d’arte, che donò poi alla città. Con la moglie promosse varie forme d’arte contemporanea fondando negli anni venti un teatro d’avanguardia, realtà unica per l’Italia del tempo.
Osteggiato dal fascismo fu inviato al confino a Lipari, nel 1931, con l’accusa di bancarotta fraudolenta e la confisca di tutti i beni. Durante la guerra scrisse le sue memorie (Frammenti di vita, 1931) e tre romanzi.
Negli anni successivi, interdetto a esercitare cariche amministrative, visse tra Parigi, Roma e Firenze.
La moglie, valente pittrice, gli sopravvisse 28 anni morendo a Roma nel 1992 all’età di 102 anni.

924 - La sede delle squadre fasciste
In questo isolato di corso Cairoli, negli anni 20, si trovava la sede del Fascio cittadino e delle squadre d'azione capeggiate da Piero Brandimarte. Da qui scattò la vendetta per i fatti della notte di domenica 17 dicembre 1922 alla barriera di Nizza, tra corso Spezia e Via Nizza, quando in uno scontro a fuoco restarono ferite quattro persone, due delle quali moriranno nel giro di poche ore. Le vittime furono Giuseppe Dresda, ferroviere ventisettenne e Lucio Bazzani, studente di ingegneria di 22 anni, entrambi militanti fascisti.
La ritorsione portò alla morte di 14 uomini ed a 26 feriti, mentre vennero date alle fiamme l'edifico della Camera del Lavoro, il circolo anarchico dei ferrovieri, il Circolo Carlo Marx e devastata la sede del giornale L'Ordine Nuovo.