Atlante di Torino


 

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area -T - area -O- SPelagia Soccorso delle Vergini La ruota dei trovatelli quartieri di Cavalleria Il circo a cielo aperto Piazza Maria Teresa


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image-1139 – Soccorso delle Vergini
Targa della Regia Opera della Mendicità istruita, in via delle Rosine 18.

 

 

 

 

140 – S. Pelagia
Chiesa costruita per le monache agostiniane a partire dal 1769 fino al 1772, su disegno di Filippo Nicolis di Robilant. Attualmente chiusa
Vedi le immagini della chiesa di S. Pelagia

140 - La "Regia Opera della Mendicità Istruita"
In via San Massimo, allo sbocco di via S. Croce, vi è la chiesa di Santa Pelagia costruita sui resti di un più antico tempio cristiano. Vi era annesso il convento delle monache agostiniane, che rimase attivo fino al 1800, quando le autorità della Repubblica Subalpina sfrattarono le suore e assegnarono i locali alla "Regia Opera della Mendicità Istruita". Si trattò di un evento importante : per la prima volta veniva istituita una scuola gratuita per gli strati meno abbienti della popolazione, nei quali l'analfabetismo era dilagante, ponendo le basi per una profonda trasformazione del tessuto sociale quasi un secolo prima che De Amicis pubblicasse "Cuore". L'Istituzione, in seguito, cambiò nome, diventando "Opera Munifica Istruzione", che mantenne e incrementò la "Scuola di Carità", aprendo nel tempo, altre sedi. Tutto ciò durò per oltre duecento anni, fino a quando, nel 1994, venne chiusa l'ultima sezione della Scuola Vittorio Amedeo III, nei pressi di Porta Palazzo. Oggi, Santa Pelagia è diventata un tempio della musica : vi si tengono corsi, seminari e concerti, con particolare interesse per il mondo dell'infanzia.
Resta una piccola curiosità, relativa alla santa cui è dedicata. Pelagia di Antiochia fu un'attrice e meretrice del III secolo, che si convertì al cristianesimo abbandonando il mondo del peccato : guarda caso, proprio come la Maddalena. Per la Chiesa Cattolica è la patrona di attori, mimi e musicisti, ma è stata anche proposta come protettrice delle prostitute. Pentite, ovviamente.



image-1image-1image-1141 – San Michele
Anticamente ospitava il magazzino per le polveri, vicino alle mura, di fronte al Bastione di S. Adelaide.

La chiesa è stata eretta tra il 1784 e il 1788 su progetto di Pietro Bonvicino, che realizzò anche l'intero isolato di cui fa parte (1788-1795); venne officiata dai Trinitari Scalzi provenienti da S. Michele presso le mura e poi da S. Michele di Palazzo Costa (via S. Francesco da Paola).

Soppressi gli ordini monastici in seguito all'occupazione francese, i Padri Trinitari vennero trasferiti dalla chiesa nel 1801, e da quel momento è stata adibita a parrocchia.

141 - Parrocchia albanese
Seriamente bombardata durante la seconda guerra mondiale, la chiesa di San Michele ha subito un attento restauro nel Novecento e dal 1965 è adibita alla comunità albanese d'Italia (arbëreshe) di rito bizantino.
La parrocchia conta 10.000 fedeli arbëresh, che provengono in larga misura dalla Calabria e dalla Sicilia; a Torino e cintura sono circa 4.000. Frequentano recentemente la chiesa anche alcune famiglie greche e alcuni slavi (anche ucraini cattolici); si segnalano alcune presenze di albanesi immigrati post-comunismo in Albania.

image-1Fino al 1938 ospitò l’Ospizio di Maternità che nella parte posteriore, lungo la via che allora si chiamava S.Michele e oggi appartiene alla piazza Cavour, aveva una ruota “la rua” per accogliere i bambini abbandonati. Ora é riservata al rito greco.



141 – Mastri fabbricatori
L’ isolato, di cui fa parte la chiesa di S. Michele, era destinato ad attività produttive e ad abitazione dei “Maestri fabbricatori in oro, argento e seta” costruito per conto dei “Mastri Vellutai”.

image-1image-1143 – Quartieri di Cavalleria
Nel 700 venne costruito un grande edificio, con cortili porticati, adibito prima ai quartieri militari di cavalleria, poi come magazzino delle merci delle truppe regie e magazzino del grano.

143 - Nascono Bersaglieri e Aviatori
In via del teatro d’Angennes (via Principe Amedeo 48) nell’edificio all’angolo con via delle Rosine, sorgeva la caserma Ceppi dove fu costituito (1836) il corpo dei Bersaglieri per iniziativa di Alessandro Lamarmora (più tardi la caserma prese il suo nome).

Dal 1848 fino alla II Guerra Mondiale hanno prestato servizio un milione di bersaglieri con 81,500 caduti.
Qui ebbe sede anche il 1° battaglione Aviatori, primo nucleo dell’aviazione militare italiana.

143 - I Piotin
Durante il regno di Carlo Felice (1821-1831) in quella che più tardi sarà denominata caserma Lamarmora venne alloggiato il reparto della Guardia Reale detto Archibugieri Guardia della Porta, popolarmente conosciuti come Piotin, perchè formato da soldati anziani e male in gamba.

image-1143 - Biblioteca Militare
In via Plana 2 aveva sede la biblioteca militare. Oggi c'è una scuola d'infanzia







vedi la monografia sulla contrada di San Filippo (via Maria Vittoria)

vedi altre immagini della contrada di San Filippo (via Maria Vittoria)

144 - Il Ministro delle Finanze
Il conte Ottavio Thaon di Revel (1803-1868) per due volte ministro delle Finanze, abitava in contrada dell’Ospedale (via Giolitti) 37 al 2° piano.

 

 

 

 

 

 

144 - Le Rosine
Ai numeri 9 e 11 della via omonima aveva sede l’istituto delle Rosine, per le giovani ragazze traviate che prese il nome dalla fondatrice, Rosa Govone (1716-1776).


In precedenza in quest’area sorgeva l’ospedale gestito dai frati di San Giovanni, chiamato Ospizio del Santo Sudario.

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image-1Piazza Maria Teresa
Venne aperta nel 1835, dedicata a Maria Teresa figlia di Ferdinando III granduca di Toscana e moglie di Carlo Alberto. Il giardinetto fu il primo simile in città. Al centro vi era il famoso cedro del Libano fatto piantare dal sindaco Nomis di Pollone nel 1842.
All'angolo con via Giolitti il palazzo Biscaretti di Ruffia. Nella piazza sorgeva il caffè omonimo con una saletta per i concerti musicali.
Nello slargo verso via Cavour sorge il monumento a Guglielmo Pepe (1858 scultore Butti) offerto alla città da sua moglie Marianna Coventry riconoscente per l'ospitalità tributata al marito.
Il cavalier Baratta gli riservò un feroce epigramma:
"Questa pietra dall'arte lavorata
sembra di cento cose un'insalata.
Ma la cosa chi discerne il ben dal male
se trova il Pepe invan vi cerca il sale".

image-1145 - Il Teatro Gerbino
Fu costruito sulla sede del vecchio Circo Milano, poi circo Sales, su commissione del proprietario del terreno, il funzionario del ministero delle finanze Amedeo Gerbino. Si trovava all'incrocio di via dei Ripari (l'attuale via Plana al n. 3) e via dei Tintori (l'attuale via Maria Vittoria).Inaugurato a fine 1838 con il nome Teatro Diurno a Porta di Po, nel 1845 cambiò nome in Teatro Gerbino.
Nel 1851 vi furono allestite opere di Verdi e Donizetti, ma con scarso successo: molto migliori furono i risultati della prosa, grazie anche ad alcune compagnie del lombardo-veneto espulse dal governo austriaco. Dal 1860 vi si stabilì per ventidue anni la compagnia di Luigi Bellotti Bon. Con una capacità di duemila posti, era il secondo teatro più grande di Torino dopo il Regio. Negli anni migliori la sua popolarità superò quella del Teatro Carignano; vi furono rappresentate le prime di opere di Giuseppe Giacosa, Parmenio Bettoli e Giovanni Verga e vi recitarono, tra gli altri, Tommaso Salvini, Gustavo Modena, Ernesto Rossi ed Eleonora Duse.
Il 31 gennaio 1883 Luigi Bellotti Bon si suicidò in seguito al fiasco di Nanà, l'opera teatrale tratta da Zola, avvenuto al Gerbino il 3 novembre 1882. Il Gerbino fu restaurato nel 1898 dall'ingegnere Antonio Vandone di Cortemilia, in occasione dell'Esposizione Universale, e per l'occasione fu ribattezzato Politeama Gerbino.
Le ultime rappresentazioni vi si tennero all'inizio del 1903. In seguito alla chiusura fu affittato come magazzino e poi venduto al mobiliere Agostino Lauro, che nel 1905 iniziò a demolirlo.
Oggi è ricordato da una lapide sul lato di via Plana, realizzata nel 1898 dallo scultore Giacomo Cometti per commemorare il commediografo Giacinto Gallina.


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