Il 12 marzo 1945, Dechiffre organizza due gruppi di brigatisti
e passa all'azione.
Il primo nucleo si reca nella notte a casa degli operai Eros Danieli
e Bruno Fornaro e li conduce a Casa littoria: «E vane furono
per alcuni giorni le ricerche fatte presso tutte le polizie».
Il secondo nucleo, guidato dallo stesso Dechiffre, si presenta
invece in via Sempione, in Barriera di Milano, nella casa di
Rosa Ghizzoni Montarolo, detta «Gina», identificata come
appartenente al movimento di resistenza. Ricorrendo ad uno
dei suoi trucchi preferiti, spacciandosi per partigiano ed esibendo
un tesserino contraffatto, Dechiffre riesce ad ingannare la
donna e il marito e si fa accompagnare con un pretesto a
casa della famiglia Arduino, su cui la Federazione
ha già raccolto alcuni elementi:
"Venne ad aprirmi la mia amica Vera e nella sua casa oltre al padre,
la sorella Libera. la madre e i fratellini - ricorda «Gina» -,
vi erano altre persone [ ... ]. Dissi subito alla Vera il motivo
della mia visita e cioè che mi occorrevano i tesserini di partigiana.
Ma la Vera mi rispose che non ne aveva e che data l'ora tarda,
non era in grado di procurarmene. [ ... ]
A tal punto intervenne il Dechiffre, domandando all'Arduino
chi fosse e quali sentimenti nutrisse; al che l'Arduino rispose
che era un capo settore della SAP presso le acciaierie dei Grandi Motori.
Il Dechiffre, nel sentire tale notizia [ ... ] estrasse le due pistole
puntandole contro di noi e nel dir ciò anche l'altro degno amico [ ...]
ci teneva puntati col mitra. Entrambi gli energumeni ci imposero
di non gridare altrimenti avrebbero fatto fuoco su di noi [ ... ]
[Dechiffre] ordinò a tutti di seguirlo sulla macchina e quindi
non ci restò che obbedire. [ ... ]
Giunti nei pressi di Piazza Castello. ci rendemmo conto che
ci conducevano alla federazione, e così avvenne".
A Casa littoria, dopo un breve interrogatorio e il sequestro degli
oggetti di valore, gli uomini arrestati, ossia Pierino Montarolo,
il marito di «Gina», Gaspare Arduino, padre di Libera e Vera,
Aldo De Carli e Alberto Ellena, vengono separati dalle tre donne,
cioè Rosa Ghizzoni e le sorelle Arduino, che sono
caricate su un'automobile.
Mentre percorrono via Cernaia, Rosa Ghizzoni chiese dove
stavano andando ed egli [Dechiffre] ridendo sarcasticamente
ci rispose che ci portavano in un bel posto.
Ricordo - proseguirà la donna - che la macchina percorse
via Duchessa Jolanda, l'ex Piazza Balilla (ora Bernini) e
corso Francia poi svoltò infine in una via buia.
Il Dechiffre guidava la macchina e ad un certo punto si fermò e
ci fece scendere.
Si allontanò brevemente e quando ritornò disse testualmente:
avanti la prima [ ... ] quella ero io.
Dopo poche decine di metri, giunti davanti al ciglio della Dora,
il brigatista le punta la pistola alla nuca, ma in quel momento
la donna riesce a divincolarsi, gettandosi nel fiume,
dove è raggiunta da alcuni colpi che la feriscono.
I tre componenti della squadra prendono allora a cercarla usando
una lampadina tascabile (ad un certo punto,
«avendomi forse scorta dietro le arcate, mi spararono ancora
un'altra scarica di mitra»)". Le sorelle Arduino intanto sono state uccise.