Porta Palazzo

di Alberto Viriglio


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image-1Alberto Viriglio (Torino, 17 febbraio 1851 – Torino, 22 agosto 1913) è stato uno scrittore, poeta e giornalista italiano, noto soprattutto per le opere in lingua piemontese.

Porta Palazzo, la plaga eteroclita a cui quotidianamente affluisce ed ove si incontra l'immensità delle munizioni da bocca che giungono incessantemente dal territorio per saziare l'epa immane Taurina.
Lì è il convegno giornaliero di ogni industriale, commerciante e ministro dello stomaco e della cucina, dal pingue cuoco dell'albergo primario o della casa principesca, alla solerte donnina che non disdegna recarsi alla spesa colla paniera di vimini, e non spedisce - no - dal bottegaio la serva, perché sa come l'interesse della serva sia in costante antagonismo con quello della padrona. Difatti questa sa far scaturire dal modesto bilancio casalingo risorse meravigliose: quella invece si indugia di proposito e chiude facilmente un occhio sulla qualità e sul peso delle dettate, solo che la fruttaiola la chiami "tòta" a tutto spiano, il "tagliante" del macellaio le dica "bella" sussurrandole qualche frase equivoca sul tema della carne, ed il pizzicagnolo le faccia sperar opima e bene nutrita la mancia di capodanno.

image-1Al tempo stesso che il Museo della bromatologia, l'emporio delle caffettiere di latta, delle molle e palette da fuoco, delle pantofole d'ambo i sessi e dei ferri da soppressare, là è l'Atene, la Pafo, la Delfo del presidio militare, la Cuma delle fantesche innamorate, il convegno dei calzoni di traliccio e delle scarpe di cuoio robusto, l'impero del gelato democratico, la Città Santa delle castagne arrosto, la terra promessa dei borsaioli e la Siena del dialetto Torinese, nella maggiormente espressiva, più gagliarda e anche pittoresca e peregrina sua forma.
Assai probabilmente, furono indigeni di quelle regioni caratteristiche e maestri dell'idioma i due interlocutori del classico dialogo così conciso, ed al tempo medesimo così pieno d'espressione, rimasto tipico per il supremo suo laconismo, dialogo che si disse intervenuto fra un Ufficiale in giro d'Ispezione ed un caporale di settimana a proposito della quantità dei "consegnati" :
- "Caporal..." - "Sgnor ?" - "Vaire ?" - "Quat. - "Mach ?" - "Bò".

image-1Lascio in disparte i mercati sabbatini di quel Ballone, che con arguzia felice è soprannominato "Strass-borgo", il borgo dei cenci (il mercato dei cenci, stabilito nel 1833 nelle due vie "dei Macelli" e "delle Quattro Pietre" passò poi contro il muro di cinta del Manicomio, e fu relegato, quindi in luglio 1856 in quella principale del Borgo Dora): troppe oramai ne furono le descrizioni fatte anche solo di maniera, e troppo si è sbizzarrita la retorica nella minuziosa enumerazione dei cascami che ne costituiscono il fondo, nei fioretti filosofici sul contrasto stridente tra il vecchio ed il nuovo, nelle melanconiche tiritere sulla caducità delle grandezze umane colà rappresentate dal libro che si smercia al grido "la sienssa a 8 sòld al chilo" o dalla catenella di ottone un giorno "grumetta" lucente sul kepì della Guardia Nazionale, oggi umile arnese per sciacquare le bottiglie.

image-1D'altronde il classico ed il genuino di un tempo si vanno perdendo colà, dove ormai si fa pure commercio della roba nuova (o all'incirca), si sovrappone la prosa del restauro al romantico della ruina spalmando di cerussa la Venere di Milo e smerciandola come "mannequin" per le sarte da donna.
E' svanita l'attrattiva coll'impossibilità ormai assoluta delle gradite sorprese e dei "colpetti" così cari ai rimuginatori d'anticaglie; la merce esposta è di sesta scelta almeno, il venditore ne sa più del compratore, il rigattiere si atteggia ad antiquario, il ferravecchi posa da archeologo ed intanto l'antichità è polluta, ed a rifarle una verginità, sia pur relativa, occorreranno secoli.

image-1Salve pertanto a te, Porta Palazzo
Tu sei scevra di colpa se il tuo aspetto è al presente così diverso da quello di un tempo. Le costruzioni regolamentari del giorno, scacciando da ogni lato il pittoresco per tutelare la circolazione.
Nel nome della viabilità si è demolita la fontana dai delfini zampillanti; l'estetica ha livellate ed allineate le baracche, ha fatto scomparire le tettoie dei "portogalli" coperte di tela cerata; l'acustica ha fissato un diapason oltre il quale non deve giungere la voce dei gridatori; la disciplina, l'ordine imperano; eppure, se ripenso alle emozioni del passato tu mi sei sempre ed egualmente simpatica e le care memorie d'allora mi ti rendono accetta ugualmente, inviolabile, sacra.

image-1Narro
Anni sono io prendeva regolarmente (salve le imprevedibili crisi e le conseguenti interruzioni) i miei pasti in un locale della Piazza Emanuele Filiberto, sbocco delle vie Bellezia e Ghiacciaie - ora Giulio - detta la Trattoria della Guerra; esercizio avviatissimo e paradiso delle...borse modeste. Là il cliente porta seco il pane e, cominciando da "un soldo di brodo", gli è lecito percorrere tutta una gamma ascendente di piatti. Se consuma "una mezza piccola" e beve un bicchiere di vino ha quattro soldi di di spesa; assurgendo alla "piccola intera" (la "Regia") ne ha sei; se aggiunge il formaggio ne ha otto : le Colonne d'Ercole.
Allorchè scrissi una canzone che il Maestro Carbone vestì di belle note, il cortese Editore, in uno slancio di prodigalità, mi aveva snocciolata, per la cessione della proprietà letteraria, l'egregia somma di lire deue settantacinque centesimi. Lieto della piccola fortuna, venuta la sera m'incamminai verso la Guerra con un vago proposito di gozzoviglia; strada facendo acquistai un "Virginia", due scatole zolfanelli ed un cordoncino di seta destinato (a futura memoria) pel mio orologio a cilindro quando (?) il fato gli avesse facilitato il ritorno dalla....escursione intrapresa al ....Monte di...San Paolino.

image-1L'arabo di Borgo Vanchiglia
Un fannullone dalla faccia abbronzata, vestito di un sudicio camicione con pretese poco fondate di color bianco, stava accoccolato sul margine di un lenzuolo disteso in terra. Sul lenzuolo era un mucchio di polvere che arieggiava la camomilla.
Una candela di sego, riparata dal vento mediante un giornale l'illuminava la scena.
Quell'uomo parlava con voce monotona e nasale :
La piazza è un porto di mare: chi va e chi viene, chi ha sentito e chi non ha sentito. Ricomincerò la mia spiegazione.
L'Arabo Marocchino Ramleh, cacciando i leoni nel deserto del Sahara, ode un lamento: spinge a carriera il cavallo, raggiunge tre ladroni Beduini
image-1"Beni-Zug-Zug" che rapivano la perla dei "Beni-Tar-Tar" - la Stella dell'Oasi - Fatima ! Pochi istanti appresso tre rapitori mordono la polvere : l'Arabo Marocchino Ramleh galoppa verso l'Oriente recando in groppa la Stella dell'Oasi - la cometa del deserto, la bianca cammella di Solima - la figlia del capo dei trenta Douar - Fatima ! .
Parla il capo dei trenta Douar dalla barba d'argento :
"Arabo Marocchino Ramleh, io ti farò signore della metà dei miei beni, cammelli bardati di rosso, asini dal piede sicuro, pecore dal vello di seta, e giumente che sfidano il vento. Tu taci Ramleh ? Arabo Marocchino, tu avrai dieci schiave, dieci otri di kousso, e dieci borse rigonfie d'oro...E taci ancora ? Vuoi il mio regno ? Vuoi mia figlia Fatima ?".
Risponde Ramleh: "I tesori non mi lusingano e Fatima è troppo in alto. Ben altra ricompensa chiedo, capo dei trenta Douar. Svelami quel segreto da te posseduto della meravigliosa polverina che in un minuto, un istante, un attimo, uccide, ammazza e distrugge sorci, topi, ratti e fa strage di tutti gli altri nocivi e simili insetti. Io porterò il segreto di questa polverina al di là dei mari e con essa riuscirò a rigenerare l'Europa !".
Nientedimeno !
Entrato in trattoria, un cameriere mi confidò che l'Arabo Marocchino era tal Giovanni Fantini di Vanchiglia, reduce dal....Cellulare.

image-1Il banco della polvere
Pietro Camisa da Piacenza, il primo apportatore in questi RR Stati della vera polvere vegetale per distruggere gli insetti, cioè cimici, pulci, blatte, boie, camole, formiche e simili, il quale non ha mai chiesto né privilegi né brevetti né medaglie perchè non sono le medaglie quelle che uccidono gli insetti.

 


image-1I dentisti
Un cartello indica "L'estirpazione sulla pubblica piazza è gratis, sia che si adoperi la tenaglia, la chiave inglese, la punta della spada o l'ago calamitato. A domicilio, invece, il primo dente dieci lire, il secondo cinque lire, il terzo due lire, il quarto lire 0.50 e gratis i successivi, purché estratti nella medesima seduta".

Di fronte sta tal Giordani che tuona: "Estirpare non è guarire, è distruggere. Il mio composto salva il dente e toglie il dolore - Il dolore di denti fa arrabbiare il cane, partorir la vipera e cambiar colore al basilisco.
Voi mi direte che al presente non vi sono dolori in casa, e non avete bisogno del mio specifico !
E' meglio che la medicina aspetti l'ammalato che non l'ammalato aspettare la medicina; oggi sono, domani scomparisco, e quando mi cercherete non mi troverete".


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