Mensa Isiaca - Museo Egizio


La Mensa Isiaca, conservata al Museo Egizio, dovevenne esposta per la prima volta al pubblico nel 1832.
Si tratta di una lastra in bronzo alta circa 75 centimetri e larga circa 130, intarsiata con vari metalli.
La figura femminile al centro, sotto una sorta di baldacchino, rappresenta Iside, dea del pantheon egizio, sorella e moglie del dio dell’aldilà Osiride,
madre del dio Horus e divinità della Natura generatrice, simboleggiata nell’astronomia egizia dalla stella Sirio.
I geroglifici e i personaggi della Mensa Isiaca sono egittizzanti, realizzati posteriormente alla civiltà egizia.
La Mensa, infatti, fu realizzata in un luogo in cui si celebrava il culto di Iside nei dintorni di Roma, tra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo.
La Mensa, in un cartiglio tra le zampe di uno scarabeo con testa umana, riporterebbe anche la firma dell’autore, un certo Nilo o Philo.
Le prime notizie su quest’opera risalgono al XVI secolo. Il primo proprietario fu il cardinale Pietro Bembo,
che la acquistò da un fabbro di Bologna il quale l’aveva avuta nell’annus horribilis 1527, dopo il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi.
Secondo un’altra versione, Bembo la ricevette in dono dal papa Paolo III Farnese.
Quando Bembo morì, la Mensa venne ereditata dal figlio Torquato che nel 1592 la vendette a Vincenzo Gonzaga duca di Mantova;
questi la collocò nella Pinacoteca Ducale, dove rimase fino a poco prima del 1630,
l’anno del saccheggio di Mantova da parte dei tedeschi (ricordato anche nei Promessi sposi).
Nel 1628 la Mensa fu acquistata dal duca di Savoia Carlo Emanuele I.
La dinastia dei Savoia ci teneva a far risalire le sue origini a illustri civiltà come l’Egizia.
Da qui derivò l’interesse e il successivo approfondimento e collezionismo di questa civiltà che rese Torino il centro occidentale di questi studi.
Nel 1711 la troviamo nella Biblioteca Reale, successivamente fu spostata negli archivi dei Savoia:
il 21 maggio 1775 il re Vittorio Amedeo III inviò al regio archivista e consigliere Benedetto Ambel l’ordine
di far consegnare la “Tavola Isiaca che si conserva in questi Regi Archivii di corte” al Museo di Antichità.
Nel febbraio 1799 il Governo provvisorio del Piemonte fu costretto a consegnarla al Direttorio della Francia rivoluzionaria;
dopo un quindicennio, crollato l’impero napoleonico, la Mensa fu restituita e ricollocata nel Museo Egizio,
dove nel 1824 fu esaminata da Jean François Champollion, il primo traduttore dei geroglifici.

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