Quartiere Mirafiori


 

image-1Oggi è suddiviso in due quartieri distinti, Mirafiori Nord e Sud, ma la storia, soprattutto del nome, è la stessa.
La parte a ovest nel Duecento era abitata da alcuni monaci benedettini cistercensi. Qualche decennio dopo fu eretta la fortificazione del Drosso, al confine con Beinasco.

 

 

image-1Il nome Mirafiori deriva dal Castello di Miraflores (o Millefiori), di cui oggi restano solo le fondamenta: fu fatto costruire nel 1580 sulle rive del Sangone, sui resti di una villa detta La Pellegrina, rivenduta ai Savoia.
Il castello, con i suoi giardini fioriti, fu un dono di Carlo Emanuele I alla moglie Caterina d'Asburgo e di Spagna (per questo il nome in spagnolo), nel 1585. Il declino della tenuta iniziò nel '600, quando i Savoia si trasferirono a Venaria, e finì nell'Ottocento, con l'abbandono di Bela Rosin e la costruzione del mausoleo a lei dedicato alla sua morte.


Mirafiori Sud
La parte occidentale fu inizialmente popolata da alcuni monaci benedettini cistercensi di Staffarda nel XIII secolo, presso quella che, qualche decennio dopo, da semplice grangia diventerà la fortificazione detta del Drosso, sui confini con Beinasco, oggi ancora in buone condizioni.

Intorno al castello, per iniziativa di Vittorio Amedeo I, si formò un borgo, con la Chiesa della Visitazione di Maria Vergine e di San Barnaba, in stile barocco rustico (1617), ancor oggi esistente.

image-1I poderi più antichi e le botteghe furono costruite lungo la Strada del Castello, delle quali, ad esempio, si attesta la morte di un panettiere durante la peste del 1599.
Il Castello cominciò il suo declino durante le incursioni francesi del 1646-1706, mentre i Savoia decisero di costruire le loro residenze a Venaria e Stupinigi. In questo periodo, proprio grazie alla nascente Palazzina di Stupinigi, venne costruito un lungo viale alberato che doveva collegare il centro della città, ovvero l'attuale Corso Unione Sovietica, che taglia in due il quartiere.

Nel 1867 poi, il conte Cesare Balbo donò alla comunità parrocchiale un terreno, dove fu possibile creare un piccolo cimitero nel 1876, di cui restano ancor oggi tracce tra corso Unione Sovietica e il torrente Sangone.

Mirafiori Nord
Il territorio rurale era compreso nel cosiddetto "feudo di Roccafranca", nome già esistente per indicare il territorio "franco" a nord del torrente Sangone, tra i poderi privati di Mirafiori e i feudi del "Gerbido" di Grugliasco.

A sua volta, il toponimo Gerbo, stava a indicare genericamente un territorio incolto, citato in una denominazione settecentesca del Grossi. Suddiviso in tenute agricole, furono erette cascine, vigne, campi coltivati intersecati da una fitta rete di piccoli canali di irrigazione.

Le principali cascine erano la Roccafranca (o Bailarda) e la Giajone. Esisteva poi la Canala, al fondo dell'attuale via Nallino, della quale oggi non resta più nulla se non un terreno di campi sportivi. Stessa sorte subirono altre cascine più piccole, la Cascina Spedale di San Giovanni (Ropoli) in via Sanremo/via Dina, e l'adiacente Vaudagnotto.
Oltre a queste, uno dei primi edifici del quartiere totalmente sparito fu l'"ospedaletto-sanatorio" San Luigi, all'epoca la nuova sede del precedente (1826-1908) di via Ignazio Giulio (nel quartiere Valdocco). Edificato nel 1909 sul sito dell'odierna piazza Cattaneo, fu poi abbandonato negli anni sessanta per ampliare gli stabilimenti Fiat Mirafiori, quindi riedificato nell'attuale sede fuori città nel 1970, in frazione "Gonzole", tra Orbassano e Rivalta di Torino.

Dopo lo spostamento della capitale da Torino a Firenze, nel 1865, l'amministrazione comunale scelse immediatamente una politica di rapida industrializzazione, a causa della crisi del settore terziario dovuta alla perdita del ruolo di capitale. Incominciò la costruzione di case soprattutto lungo le direttrici periferiche, e la cosiddetta "Barriera di Orbassano" della nuova cinta daziaria a sud-ovest della città che
nel 1912 fu spostata dall'adiacente quartiere Santa Rita più a sud, sulla attuale piazza Omero.

Le prime costruzioni del quartiere avvennero quindi, a ridosso di corso Siracusa; testimonianza di questo periodo è la piccola ciminiera di via Castelgomberto, 53, residuo di una vecchia fornace per mattoni, usata successivamente come cabina elettrica.

Nel 1923 invece, cominciò la costruzione, secondo un piano regolatore del 1908, del lotto di villette tra via Paolo Sarpi e corso Giovanni Agnelli (all'epoca corso Vinzaglio - prolungamento). L'iniziativa fu caldeggiata soprattutto dalla Fiat, che dalla sede nel vicino quartiere Lingotto doveva trasferirsi nei nuovi stabilimenti di Mirafiori nel 1939.
A causa della forte richiesta di alloggi da parte della Commissione Interna Operaia Sezione Automobili, si costituirà quindi la "Cooperativa case economiche dipendenti Fiat", che acquisterà dalla casa madre i terreni già in costruzione a un prezzo simbolico.
Il primo lotto fu di dodici villette plurifamiliari di due piani. Nel 1927 furono costruite altre quindici case, arricchite con decorazioni in stile déco, con vetrate colorate.

image-1Il quartiere continuò a crescere; la crisi degli alloggi nel 1920-1925 fu il catalizzatore per una complessa e continua collaborazione tra la Fiat e il Comune di Torino, che pianificò la costruzione di circa 1.300 alloggi in più, distribuiti in otto isolati; nel 1926 l'azienda automobilistica cedette oltre 118.000 m2 di terreno all'amministrazione municipale, destinati alla costruzione di case popolari, in cambio della realizzazione di infrastrutture stradali (ad esempio il sottopassaggio stradale del vicino Lingotto e l'allargamento della zona ferroviaria adiacente agli stabilimenti del vicino quartiere Lingotto).
Sul quel lotto, situato appunto a nord del nuovo stabilimento industriale Fiat Mirafiori del 1939, verrà costruito, dall'Istituto Autonomo Case Popolari, un rione, inizialmente chiamato M2 (Mirafiori2), strutturato con isolati a corte chiusa circondata da palazzine a tre o quattro piani. Queste abitazioni verranno poi assegnate soprattutto alle maestranze Fiat, secondo specifici accordi.

Mirafiori Nord conobbe una rapidissima espansione demografica soprattutto a partire dal 1950, con l'inizio del boom economico: un enorme flusso di immigrati dal Triveneto e dall'Italia Meridionale si riversò in breve tempo nel quartiere.
In soli vent'anni (1951-1971) si passò da 18.700 a 141.000 abitanti e nel 1954 venne inaugurata la prima di una serie di scuole elementari, la Giovanni Vidari di via Sanremo, 46.

image-1Borgo Cina
Con la nascita dello stabilimento di Fiat Mirafiori nel 1939, la zona cosiddetta "M2" divenne spiccatamente operaia. I nuovi isolati, con le cosiddette case a "corte interna", specialmente a nord di via Giacomo Dina, costruite tra il 1930 e il 1939 in pieno regime fascista, costituirono un rione chiamato "Costanzo Ciano", dedicato al padre di Galeazzo Ciano, genero del Duce.




Durante i difficili anni della guerra, verso est sorsero anche la chiesa e l'oratorio salesiano Don Bosco, più il complesso scolastico dell'Istituto Internazionale Edoardo Agnelli.
Con la caduta del fascismo, il rione Ciano fu rinominato popolarmente "Borgo Cina" (Borgh Cin-a), soprattutto per via dell'incremento demografico di operai della vicina industria automobilistica FIAT che si riversavano frettolosamente per strada, già vestiti in tuta da lavoro rossa, come tanti cinesi.

Negli anni cinquanta la zona venne completata con la costruzione del primo grande palazzo di corso Agnelli 148, inaugurando così la stagione dei palazzi da 7-10 piani, assai comuni durante il boom edilizio e demografico degli anni sessanta.

All'interno di Borgo Cina, nel 1957 fu inaugurata la Chiesa di Gesù Redentore, come centro parrocchiale ideato dal cardinale Maurilio Fossati appena due anni prima, il 16 maggio 1955, su di un progetto degli architetti Nicola e Leonardo Mosso. Il piano regolatore del 1954 prevedeva inizialmente tre piazze porticate, progetto poi realizzato solo parzialmente.
Le uniche due piazze costruite furono quelle intitolate a papa Giovanni XXIII (di fronte alla chiesa) e la piazza-giardino dedicata al partigiano Dante Livio Bianco.
Aperte al traffico veicolare, diventarono delle isole pedonali a partire dal dicembre 1977, su impulso dei comitati spontanei di quartiere. L'area sarà riqualificata nel 2002 nell'ambito del progetto europeo "Urban 2" con l'aggiunta di fontane, giochi per i bambini e un anfiteatro all'aperto.

Nel 1956-1957 la Fiat raddoppiò lo stabilimento industriale, partecipando al piano INA-Casa, e aggiungendo ancora 1.550 alloggi da assegnare ai dipendenti. In tutto il quartiere, i primi condomini a sette-dieci piani furono costruiti con le sovvenzioni della società, seguiti successivamente da alcuni condomini popolari della Gescal, e infine dalle sovvenzioni dirette della stessa industria FIAT.
Grazie alla legge n. 167 del 1962 sull'edilizia convenzionata, verranno favoriti molti acquisti di terreni destinati a zone commerciali e ai servizi, ma la carenza dei servizi essenziali fu un problema di gravi proporzioni, così come la speculazione edilizia, che fece alzare il prezzo degli alloggi a partire dagli anni settanta circa.
Sui terreni di periferia ancora liberi fu costruito, tra il 1968 e il 1971, lungo via Gaidano-Corso Tazzoli fino a frazione Gerbido di Grugliasco, il cosiddetto "Centro Europa", ovvero una zona costituita da edilizia a prezzo di libero mercato, inizialmente composta da undici torri di dieci piani, con vialetti pedonali, una piazzetta e vari spazi verdi.

image-1Casermette
A nord del quartiere, un complesso edilizio per un totale di 109 bassi edifici militari sorse col nome di "Casermette di Borgo San Paolo", nome dato per via del vicino quartiere, poiché la denominazione "Mirafiori Nord" era all'epoca inesistente, situato esattamente tra via Tirreno e corso Allamano, a ridosso di via Veglia che, di fatto, taglia in due lo stesso comprensorio.
Le casermette furono costruite per l'esercito durante la seconda guerra mondiale, quindi parzialmente danneggiate durante i bombardamenti del 1943, poi risistemate e utilizzate per sfollati e reduci.
Dal 1947 ospitarono i profughi giuliano-dalmati mentre, dal 1966, la parte a nord di via Veglia fu destinata alla Polizia di Stato col nome di "Caserma Mario Cesale", mentre la parte sud invece, fu destinata a ospitare i baraccati della zona torinese di corso Polonia (quartiere Nizza-Millefonti).

Dal 1985 però, anche la parte sud fu destinata a caserma militare operativa, questa volta dei Carabinieri, a sua volta suddivisa in "Caserma Angelo Pugnani" (con ingresso su corso Allamano) e "Caserma Benito Atzei" (con ingresso su via Guido Reni).

image-1Città Giardino
Un'altra zona residenziale, costruita tra il 1950 e il 1970, fu la cosiddetta "Città Giardino", caratterizzata da villette o case molto basse, con giardini e orti, e situata tra il corso Allamano e la Cascina Giaione. Il complesso edilizio sorse sull'idea inglese della garden city, già attuata pochi anni prima nel vicino quartiere Mirafiori Sud (zona tra via Monte Sei Busi e via Monte Cengio).

 

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