Quartiere Falchera


 

image-1E' all'estremo nord della città, al confine con Settimo e Mappano, a ridosso di autostrada e linea ferroviaria per Milano.
La Falchera è stata a lungo un quartiere isolato dal resto della città.
Suddiviso in Borgo Vecchio, Falchera Vecchia e Falchera Nuova, questa zona era già abitata nel Quattrocento, quando sorsero le prime grandi cascine: una di queste, della famiglia Falchero, diede il nome a tutto l'antico borgo.

Sino al tardo Ottocento il territorio della Falchera era un'area prevalentemente rurale, costellata di terreni agricoli e pastorizi e di un discreto numero di cascine. Fra le più antiche, ad esempio, si ricordano le quattrocentesche Ranotte e Antioca, la cinquecentesca Ca Bianca, le settecentesche Barberina e Gli Stessi e infine la cascina Falchera, risalente anch'essa ai primi del Settecento.

Proprio a quest'ultimo edificio, originariamente di proprietà della famiglia Falchero, deve il nome l'intero quartiere.

Fin dai quei tempi la zona era attraversata da un'importante arteria stradale, il cosiddetto stradone o strada di Leinì (l'attuale strada provinciale di Cuorgnè), che collegava Torino con l'area nord del Canavese.

image-1Lungo questa strada nacque il primo nucleo della Falchera, oggi noto come il Borgo Vecchio, un agglomerato di poche case rurali ed alcuni esercizi commerciali (botteghe artigianali, negozi di generi alimentari, un'osteria, ecc.) che, fra l'altro, si dotò presto di una scuola elementare, la cosiddetta scuola di Ponte Stura (1898).

Grazie alla sua particolare ubicazione, il Borgo Vecchio era un punto sia di transito sia di sosta per quei commercianti che, con i loro carretti, portavano le merci dal basso Canavese ai mercati della città.
In quegli anni, inoltre, la provinciale di Cuorgnè era attraversata da una linea tranviaria detta Canavesana o tramway Torino-Leinì-Volpiano a vapore, che, dal 1883 al 1929, collegava la cintura nord di Torino al resto della città, giungendo fino a Porta Palazzo.

Al di là della provinciale, altre strade di rilievo erano la strada del Villaretto e la strada vicinale dell'Abbadia di Stura, che conducevano rispettivamente allo storico borgo del Villaretto e all'antica Abbazia di Stura, di origine medievale.
In passato entrambi questi luoghi erano dei punti di riferimento importanti per l'abitato dell'Oltrestura, tenendo presente che, già nel Settecento, gran parte di questa regione era compresa nel Contado di Villaretto e Cascinette e faceva parte della Parrocchia dell'Abbadia di Stura.

Come già detto, ad ogni modo, l'abitato del Borgo Vecchio si sviluppò principalmente lungo la strada di Cuorgnè, punto di ingresso significativo nella periferia nord di Torino. Al di fuori di quest'asse, nuclei minori di case sorsero anche attorno ai vecchi cascinali della zona, soprattutto nei pressi della Barberina e dell'Antioca e, nel lato est, in prossimità delle Ranotte

image-1Falchera Vecchia
Dopo la seconda guerra mondiale, l'INA-Casa acquistò l'area a nord della ferrovia e su progetto dell'architetto Giovanni Astengo realizzò un quartiere ex novo, denominato Falchera (l'attuale Falchera Vecchia).

Il borgo realizzato fra il 1952 e il 1954, era a sé stante rispetto al resto della città, con una serie di condomini a tre piani, dalle caratteristiche facciate in mattone rosso. I caseggiati, articolati in tre o quattro ali che si raccolgono su ampie aree di verde pubblico, sono disposti a raggiera attorno a un centro comune, nell'attuale piazza Giovanni Astengo (già piazza Falchera fino al 2007).

Sul lato est della piazza, venne inaugurata nel 1957 la Parrocchia di San Pio X, con annesso l'ampio oratorio a tutt'oggi esistente, e negli anni furono realizzati diversi servizi quali, ad esempio, la scuola materna e la scuola elementare Antonio Ambrosini.

Dal punto di vista urbanistico, i nomi delle vie furono ispirati al mondo floreale, escludendo solo il viale e la piazza centrali (viale Falchera e piazza Giovanni Astengo).
Rimasero inalterati i nomi delle strade preesistenti (strada della Barberina, strada dell'Antioca, strada vicinale dell'Abbadia di Stura, ecc.), mentre il circondario delle Ranotte sviluppò un'odonomastica tutta sua legata ai nomi dei fiumi (con l'unica eccezione di via Antonio Sant'Elia).

Falchera Nuova
Nei primi anni settanta del '900, a seguito del costante aumento demografico, il quartiere della Falchera venne ampliato nei suoi confini settentrionali, realizzando così un nuovo nucleo urbano con il nome di Falchera Nuova.

Caratterizzata da edifici parzialmente a schiera (di 4 piani) e parzialmente a torre (di 10 piani), disposti in maniera lineare e dalle facciate rosse o bianche.

Negli anni settanta il nuovo quartiere si dotò di strutture scolastiche (scuola materna, scuola elementare e scuola media) e di servizi sociali e commerciali (lungo via degli Abeti) e nel 1976 inaugurò la Parrocchia di Gesù Salvatore.

image-1Nell'area est dell'odierna Falchera Nuova un tempo sorgeva la cascina Gli Stessi, di origine settecentesca e ancora attiva alla fine degli anni sessanta. Anche noto come Gli Istesi o cascina della Mensa Arcivescovile di Torino, l'edificio venne abbattuto nei primi anni settanta per far posto al nuovo quartiere.

A pochi passi dalla cascina si stendeva un boschetto molto fitto con al suo interno un piccolo specchio d'acqua, chiamato "Laghetto", dal quale si attingeva l'acqua per dissetarsi; nei medesimi anni, tuttavia, al posto del laghetto venne costruito il Centro Commerciale di Falchera Nuova, ancora oggi presente lungo via degli Abeti.


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