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riflessioni sull'edilizia urbana

La chiesa controversa

Costo e dimensioni:
La chiesa del Santo Volto



La chiesa del Santo Volto, inaugurata l'8 dicembre 2006 si trova all'incrocio tra via Borgaro e corso Svizzera dove sorgevano grandi fabbriche (Michelin, Teksid, Deltasider S.p.A., Pianelli&Traversa). In questa nuova area nasceva l'esigenza, come dichiarava il Cardinal Poletto, di "fornire il servizio religioso al nuovo quartiere" e di costruire, in forme monumentali, la prima chiesa del XXI secolo.
Progettata dall'architetto svizzero Mario Botta, si compone di sette torri perimetrali alte 35 m, di una sala polivalente sotterranea e di una ampia serie di locali nei quali si sono trasferiti uffici della curia torinese (per una superficie di 12000 metri quadri). L'interno, molto luminoso grazie ai raggi di luce che penetrano perpendicolarmente dalle alte torri, ha una capacità di 700 posti. Come elemento di continuità tra la preesistente acciaieria e l'attuale chiesa è stata lasciata la vecchia ciminiera: un campanile post-moderno, avvolto da una struttura metallica elicoidale che dà un senso di slancio verso la croce posta sulla sommità. Le campane invece si trovano ai piedi della ciminiera, di fianco alle gradinate che danno accesso al sagrato.
Sull'estetica i pareri sono molto contrastanti, quel che colpisce negativamente è il costo dichiarato dell'opera che si aggira intorno ai 30 milioni di euro: 12 da parte della diocesi, il resto dalla C.R.T., Compagnia di San Paolo e Regione Piemonte.

Cifre e dimensioni che stridono parecchio con il luogo, quello che vuole evocare, e le professioni di umiltà della Chiesa moderna.

Chiesa operaia

All'interno della Chiesa torinese, la costruzione di quest'opera è stata preceduta da un dibattito, che ha diviso sia il clero che i fedeli.
Don Carlo Carlevaris, il primo prete operaio della città, si pronunciò contro l'opportunità che la diocesi stanziasse 12 milioni per una costruzione del genere, essendoci situazioni di povertà a cui questo denaro poteva essere rivolto.
Il sacerdote espose le sue tesi pubblicamente, con vari articoli; l'opinione favorevole alla costruzione venne invece rappresentata da don Giuseppe Trucco, anch'egli ex prete operaio, che in seguito divenne il primo parroco del Santo Volto.
Chiamati dall'arcivescovo a votare, i sacerdoti torinesi si espressero a favore della costruzione della chiesa con una maggioranza molto risicata, 52 % contro 48 %, su un totale di 431 votanti.

L’ex-ciminiera delle acciaierie è stata mantenuta come simbolo del vecchio e del nuovo utilizzo: da un lato testimonia le origini industriali del luogo, dall’altro è una torre a sostegno della croce.

I finanziamenti

I fedeli che hanno accolto e condiviso il messaggio del Concilio Vaticano II di una «chiesa povera e serva», sono rimasti perplessi e critici nei confronti di una iniziativa di tali proporzioni e costi.

Dall'8 per mille sono arrivati 2,4 milioni di euro, tanti quanti la Conferenza episcopale assegna per la costruzione di nuove parrocchie sopra i 10 mila abitanti, altri contributi sono stati previsti da Sanpaolo, Crt, Regione, Provincia. Il Comune ha messo l'area.

A fronte di questi esborsi non si comprende bene come: «Il Santo Volto puo' diventare l'occasione per un rinnovato impegno della comunita' diocesana a promuovere opere di carita' intelligente».

Questa costruzione è stata anche presentata nell'ambito del rilancio cittadino: «La cattedrale di Evry vicino a Parigi, dello stesso progettista Botta, e' diventata meta di turismo artistico e religioso. Il Santo Volto attirera' numerosi visitatori».
Purtroppo quello che manca, al Santo Volto, è proprio la gente.

Nelle presentazioni si legge: "Architetto e committente sono stati motivati dalla volontà di regalare (verbo quanto meno azzardato!) alla città un’architettura sacra di alto valore artistico ed un luogo che evocasse un forte significato spirituale perché, come sostiene il Cardinale “Questa struttura, incastonata in una zona della città di Torino che è in piena trasformazione urbanistica, rende ragione di come una città, gloriosa come la nostra, possa ora riconoscersi e qualificarsi nel nuovo che viene avanti per dare continuità a una storia ricca di valori cristiani e umani.”


Le porte sembrano quelle blindate di una cassaforte, non offrono certo la sensazione di apertura e disponibilità che una chiesa, forse, dovrebbe suscitare.

Non mancano, comunque, i pareri favorevoli: la Chiesa del Santo Volto ha vinto il Premio d’Onore Decennale nell’ambito della settima edizione 2007/2008 del Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura.


«Nell'arco di meno di 2 km ci sono due chiese (Ausiliatrice e Chiesa della Salute) con capienze notevoli, ci sono parrocchie a neppure mezzo chilometro», spiega Carlevaris riferendosi ai campanili delle Stimmate in piazzale Umbria, di via Spoleto, di Lucento, di corso Vigevano di corso Potenza: «Un'altra chiesa parrocchiale con mille posti e una chiesa feriale non erano necessarie se non in occasione di Giubilei». La critica dell'ex prete operaio riguarda anche le fonti di finanziamento e l'8 per mille: «I manifesti che pubblicizzano la richiesta di tale contributo dei cittadini presentano bambini, vecchi, malati, persone povere e in difficolta', per aiutare le quali la Chiesa si spende». Anche per questo don Carlevaris chiese - inutilmente - che fosse il consiglio pastorale (dove ci sono anche i laici) a pronunciarsi.

Fedeli che non praticano e visitatori che non visitano

In sintesi: un investimento di questa entità sarebbe stato giustificato da ben altro risultato di partecipazione, attenzione, coinvolgimento ed affetto da parte di fedeli e non. Invece, a parte i grandiosi uffici diocesani, il pubblico resta lontano, distante.

Senza dimenticare, inoltre, che ci sono alcune delle Chiese storiche della città, quelle frequentate dai visitatori e amate dai fedeli, che versano in condizioni indecorose, che necessitano di interventi urgenti di restauro e manutenzione.
Nell'area, ceduta gratuitamente dal Comune, sono stati realizzati i nuovi uffici della Diocesi che si sono trasferiti dall'antica sede di via Arcivescovado dove, nella parte verso via Arsenale, è stato realizzato un parcheggio.
Naturalmente ognuno è libero di fare quello che vuole con i propri soldi, anche la Chiesa, ma qui è stato utilizzato pure denaro pubblico, inoltre quello proveniente dall'8 per mille non viene certo proposto per utilizzi di questo tipo.
Otto per mille

Le campagne dell'"otto per mille" della Chiesa cattolica, che ogni primavera invadono l'etere, Rai, Mediaset e radio nazionali, sono considerate nel mondo pubblicitario un modello di comunicazione. Ben girate, splendida fotografia, musiche di Morricone, storie efficaci, a volte indimenticabili.
Chi non ricorda quella del 2005 (l'anno prima dell'inaugurazione del Santo Volto) imperniata sulla tragedia dello tsunami?
Lo spot apre su un fragile villaggio di capanne, dalla spiaggia i pescatori scalzi scrutano l' orizzonte cupo. Voce fuori campo: "Quel giorno dal mare è arrivata la fine, l'onda ha trasformato tutto in nulla". Stacco sul logo dell' otto per mille: "Poi dal niente, siete arrivati voi. Le vostre firme si sono trasformate in barche e reti".
Zoom su barche e reti. "Barche e reti capaci di crescere figli e pescare sorrisi".
Slogan: "Con l'otto per mille alla Chiesa cattolica, avete fatto tanto per molti".
Un capolavoro.
La campagna 2005, affidata come le precedenti alla multinazionale Saatchi & Saatchi, secondo Il Sole 24 Ore è costata alla Chiesa nove milioni di euro. Il triplo di quanto la Chiesa ha poi donato alle vittime dello tsunami, tre milioni (fonte Cei), lo 0,3 per cento della raccolta.

Un paragone ? Nello stesso anno, l'Ucei, l'unione delle comunità ebraiche italiane, versò per lo Sri Lanka e l'Indonesia 200 mila euro, il 6 per cento dell' "otto per mille". Un' offerta in proporzione venti volte superiore, in un'area dove nemmeno esistono comunità ebraiche.

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