828 - Un terribile tornado
Nel tardo pomeriggio del 23 maggio 1953 si abbatteva sulla città uno spaventoso nubifragio. Verso le 19,30 sotto l'impeto della bufera 47 metri della guglia della Mole erano piombati al suolo, senza causare vittime, ostruendo via S. Massimo.
Il polverone della rovina non aveva ancora finito di posarsi sui tetti del le case circostanti, che ai giornali giungevano centinaia di telefonate invocanti la ricostruzione, accompagnate da offerte di denaro.
Decisa dopo molte polemiche, fu attuata secondo il progetto degli ing. Albenga e Danusso; i lavori iniziati il 12 maggio 1958 si concludevano il 31 gennaio 1961.
Per molto tempo l'immagine amica dei cittadini fu serrata da impalcature mentre in cima una piccola gru lavorava alacremente.
Quando la cuspide svettò nuovamente, con la sua nuova stella, non era più «la costruzione più ardita del mondo in laterizi e pietra» ma aveva perduto l'anima voluta dal suo geniale artefice; l'anima nuova era «un tubo metallico rastremato e finestrato, al quale si ancorano le pareti esterne in pietra simulanti la cuspide originaria» (cfr. Catalogo Critico dell'Archivio A. Antonelli).
Si tratta quindi di una imitazione del progetto originale dell’Antonelli, ma era quanto si poteva fare per sostituire la parte distrutta e restituire alla città il suo simbolo. È interessante aggiungere che in cima alla Mole non vi fu sempre una stella; a fine Ottocento era già collocato un «Genio alato» che un altro uragano, l'11 agosto 1904, ripiegò sulla sua base lasciandolo appeso per i piedi. Venne sostituito due anni dopo dalla Stella che toccava, come oggi, i 167,50 metri.