RAMBAUDI BIAGIO: MILITE GNR COMANDO PROVINCIALE di TORINO
Rapporto della Questura di Torino del 18.12.45
Il 5 corrente verso le ore 16 e 30 allo stabilimento Fiat Grandi Motori, gli operai che uscivano
dallo stabilimento stesso avendo notato la presenza di un ex operaio Fiat identificato nella
persona di Rambaudi Biagio, si scagliavano contro di lui per linciarlo siccome ex milite
della GNR in servizio alla caserma di Via Asti.
In seguito al pronto intervento degli agenti di PS del Commissariato di Borgo Dora è stato
possibile liberare il Rambaudi dalle furie della massa che andava ingrossandosi.
Il Rambaudi, fermato, ha confermato di aver prestato servizio in qualità di brigadiere della GNR
presso la caserma di Via Asti e di essere stato internato subito dopo la liberazione nel campo
di concentramento di Coltano venendo liberato nel mese di ottobre.
A carico del Rambaudi ha deposto la signora Salato Maria la quale ha dichiarato che il 15 aprile us
venne fermata con il marito, Verna Giuseppe, da elementi dell’ex GNR, per motivi che ignorava.
Condotti alla caserma di Via Asti il di lei marito era stato assalito e percosso con pugni, calci
e schiaffi dal Brigadiere Rambaudi.
Ha aggiunto che a tale vista svenne e quando rinvenne si era trovata chiusa in una cella con altre donne.
Da allora non vide più il marito che lo stesso giorno dopo essere stato seviziato venne ucciso.
La denunziante ha infine dichiarato che il successivo giorno recatasi all’Ufficio di Medicina Legale
per vedere il cadavere del marito, notò che gli indumenti che aveva erano bucati da pallottole
e arnesi da tortura e anche le scarpe presentavano buchi prodotti da chiodi.
Non è da escludere che il Rambaudi, dopo le gravi percosse, abbia preso parte alle successive
sevizie e quindi all’uccisione del Verna.
Anche il meccanico Balsamo Salvatore, ha dichiarato che il 15 aprile us di ritorno a Torino
da un’azione partigiana per il prelevamento di tabacco per conto della 20^Brigata Garibaldi,
era stato fermato dalla GNR e condotto all’Ufficio Politico della caserma di Via Asti.
Quivi di essere stato interrogato e percosso dal Maresciallo Brancaleoni non volendo
egli confessare la sua qualità di partigiano e poscia di essere stato accompagnato dal Rambaudi
in un altro ufficio per convincerlo a dire la verità.
Visto che il Balsamo non intendeva confessare il Rambaudi lo aveva percosso con pugni e schiaffi
chiudendolo quindi in una cella.
Successivamente il Rambaudi fu tradotto in carcere dove rimase fino alla liberazione.
A carico del Rambaudi ha anche deposto Cometto Pietro il quale ha dichiarato che nel periodo
estivo del 1944, trovandosi in una trattoria in Via Bellezia fecero irruzione nell’esercizio elementi
dell’ex GNR in divisa comandati da un individuo in borghese che il Cometti riconobbe nel Rambaudi,
suo ex compagno di lavoro.
I militi si avvicinarono ad un tavolo chiedendo i documenti e procedendo alla perquisizione personale
di 5 individui dall’apparente età di 20/30 anni. Costoro che avevano poco prima confidato al Cometto
di essere partigiani, venuti a Torino per un’operazione di prelevamento di viveri e vestiario, essendo
stati trovati in possesso di armi vennero arrestati dal Rambaudi che nell’occasione pronunciava
la seguente frase:”Potete contare sulla cassa da morto”.
Il Cometto che si era scambiato il saluto con il Rambaudi ha aggiunto di averlo pregato di lasciare
i cinque giovani al che il Rambaudi gli aveva risposto dicendo:
”Fai silenzio se no ti metto in coda assieme a loro”.
Interrogatorio di Rambaudi Biagio del 13.12.45
Mi sono iscritto al PNF il 10 giugno 1932 e alla MVSN nel 1939 con il grado di sergente,
grado che già rivestivo nell’esercito.
Richiamato alle armi l’1 gennaio 1943 prestai servizio nella Legione “18 Novembre”in una squadra antincendi.
Malgrado gli avvenimenti del 25 luglio e dell’8 settembre ho sempre continuato a rimanere in servizio
nelle stesse funzioni e nella stessa squadra.
Non ho prestato giuramento alla RSI.
Alla sua costituzione mi sono iscritto al PFR e alla GNR.
Nel marzo 1944 sono stato trasferito alla caserma di Via Asti e venni assegnato alla squadra politica
disimpegnando le mansioni di piantone e pulizia.
La squadra politica di cui facevo parte era comandata dal Ten.Col.Lubiani; dal marzo al maggio
dello stesso anno sono rimasto in servizio presso detta squadra.
Nel maggio 1944 essendo stata sciolta la squadra politica passai in forza all’ufficio stralcio.
Dal maggio al luglio dello stesso anno rimasi in quarantena.
Nel frattempo in miei compagni passarono in parte all’ISPA e all’ufficio stralcio dove rimasi in servizio
fino al settembre 1944 quando venne formata una squadra speciale con compiti di servizio e controllo
documenti a macchine, persone e servizio annonario.
Fino al 3 aprile 1945 sono rimasto in via Asti assegnato alla squadra speciale.
In tale epoca sono stato trasferito con altri alla caserma Podgora dove sono rimasto fino la sera
del 27 aprile quando, con la scusa di recarmi all’Ospedale S.Giovanni che era prospiciente alla caserma,
mi sono allontanato vestendomi in borghese, nell’ospedale stesso e mi recai a casa.
Il 28 aprile sono stato arrestato da elementi partigiani e dopo un interrogatorio fui trasferito in carcere.
Il 22 maggio sono stato trasferito a Modena al campo di concentramento e quindi a Coltano.
Sono stato rilasciato da Coltano il 17 ottobre us.
Il giorno 8 corrente recatomi alla Fiat per cercare lavoro sono stato riconosciuto da alcuni operai
e successivamente tradotto al commissariato di Borgo Dora.
Conosco la signora Salato perché lavoravo con il marito alle fonderie di Via Cuneo.
Non ho visto in via Asti nè la signora nè il marito, perché se li avessi visti mi sarei interessato a farli rilasciare.
Il giorno 15 aprile mi trovavo alla caserma di Via Podgora e non in via Asti.
Non conosco il signor Balsamo e nego di essermi trovato in sua presenza in via Asti.
Non ho altro da aggiungere.
Il difensore del Rambaudi chiede che venga sentito l’ex Colonnello Cabras, detenuto, che può confermare
in qualità di ex comandante della GNR a Torino che il 2 o 3 aprile 1945 venni trasferito dalla caserma
di Via Asti a quella di Via Podgora per provvedere alla formazione degli uffici della Compagnia Comando.
Che in seguito a tale trasferimento non ebbe più motivo di far ritorno in Via Asti e che in data 10 aprile
il comando di Via Asti si trasferì parte alla caserma Bergia e parte alla caserma Podgora, rimanendo in
Via Asti l’ufficio politico, la Leonessa e una o due compagnie OP e il Frigolini, detenuto, che può confermare
che il Rambaudi non fece mai parte dell’ufficio politico ma dapprima dell’ufficio regionale amministrativo
e che dall’ottobre 1944 venne trasferito alla Compagnia Comando sotto il Cap.Menini
e che dall’1 aprile 1945 fino alla liberazione venne trasferito alla caserma Podgora.