Scheda del personale dell'UPI
(Ufficio Politico Investigativo)
della Guardia Nazionale Repubblicana
che operava
nella caserma di via Asti

ROSSO SILVIO: SEGRETARIO DEL PFR DI RIVALBA e SQUADRISTA DELLA BRIGATA NERA “ATHER CAPELLI”

Deposizione del Tenente della GNR Alessandro Marcacci

Nei primi giorni del mese di giugno del 1944 mi trovavo nel cortile della caserma di via Asti quando da un ufficiale del comando della GNR venivo comandato di recarmi a Rivalba. Mi si disse che il segretario federale Solaro aveva telefonato che il locale segretario del fascio era assediato da elementi facinorosi e di provvedere a metterlo in salvo unitamente alla famiglia. Erano circa le 18 e mi vennero assegnati una dozzina di uomini racimolati in caserma oltre a due o tre elementi in borghese e un autocarro Fiat. Partimmo e giunti alle prime case di Rivalba l’automezzo fu fermato per chiedere la località ove abitava detto segretario, in quel momento da un’osteria nei pressi, due o tre persone si dettero alla fuga nei boschi vicini, inseguiti dai militi che si trovavano sull’autocarro. Ne seguì una breve sparatoria e dopo poco i medesimi fecero ritorno all’autocarro dove io mi ero fermato, accompagnando un uomo di circa 35 anni trovato armato. Mi interposi energicamente affinchè lo stesso non fosse ulteriormente malmenato e feci desistere parecchi militi dal loro intento

di uccidere il fermato. Nel frattempo giunse il segretario del fascio che riconobbe nel fermato uno degli aggressori di casa sua. Lo invitai, già che imbruniva, a far venire la sua famiglia presso il camion per far ritorno a Torino cosa che egli fece e dopo circa mezz’ora si poté partire da Rivalba. Erano circa le ore 20. La moglie del segretario e la bambina oltre a me e all’autista eravamo sistemati nella cabina dell’autocarro, il fermato e i militi nella parte posteriore. Ricordo che fatti pochi chilometri e cioè prima di giungere a Gassino, dalla parte posteriore del camion venne chiesto di fermare l’automezzo cosa che l’autista fece. Non diedi peso alla cosa che si verificava di sovente per la caduta di qualche oggetto o copricapo, essendo l’automezzo scoperto, e non ne chiesi il motivo, dopo pochi minuti si ripartì ed io durante la fermata non mi allontanai dal camion. Giunti a Torino il segretario del fascio e la sua famiglia fu deposto alla sua abitazione in Borgo Vanchiglia e l’autocarro fece rientro in caserma. Ivi giunti, erano circa le 21, scesi dal camion per salire sulla mia vettura e recarmi a casa, lasciando al Maresciallo Brancaleone le ulteriori incombenze fra cui quella di fare un rapportino. All’indomani mattina non mi recai in caserma avendo altri impegni e nel pomeriggio quando mi recai incontrai il Maresciallo Fassino, comandante del presidio della GNR di Gassino, che mi parlò di un morto rinvenuto lungo la strada Gassino – Rivalba e che si trattava di un ladro comune che aveva commesso unitamente ad altra persona alcuni furti in cascina e che aveva assaltato la caserma dei carabinieri in una località vicina. Non sapendo di alcun morto gli chiesi dei chiarimenti e mi disse che il morto traeva origine dall’operazione fatta il giorno precedente. Chiamai allora il Maresciallo Brancaleone, il quale mi confermò il fatto dicendo che alcuni dei militi che già a Rivalba volevano fucilare il fermato, avevano approfittato della fermata del camion per farlo, aggiunse che nel rapportino aveva indicato il fatto. Dopo pochi giorni lasciai la caserma dove ero ufficiale a disposizione senza incarico.

 


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